In talia stop alla plastica monouso, verso un ambiente green

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di Vincenzo Iommazzo-

La lotta alla plastica inquinante batte un colpo e, dopo la  direttiva UE del 2019 e quella italiana del 2021, il nostro Paese vieta dal 14 gennaio prossimo l’impiego della plastica monouso per una prima decina di oggetti. Da quella data, il materiale messo al bando non potrà più essere utilizzato per piatti, tazze, posate, contenitori per cibi e bevande in polistirolo espanso, bottiglie con capacità fino a tre litri compresi tappi e coperchi, cannucce, palloncini e bastoncini.

Per la precisione il decreto con le nuove regole (DLgs 196/21) si applica oltre che ai prodotti in plastica monouso, a quelli in plastica oxo-degradabile e agli attrezzi da pesca contenenti plastica. Per oxo-degradabile si intende un processo tramite additivi che comporta la microframmentazione del materiale: un acceso dibattito in corso mette in discussione la reale bio-degradabilità di tali frammenti che invece, restando a lungo nell’ambiente, ne comprometterebbero comunque la salute.

In ogni caso, l’obiettivo della riduzione del 50% entro il 2025 e dell’80% entro il 2030, è di evitare in futuro il rischio che materiali inquinanti di lunga durata siano abbandonati nei territori o che finiscano nelle acque dei fiumi, dei mari o degli oceani dove formano quelle orrende isole di rifiuti che vengono riprese quasi giornalmente dai media.

Il decreto pone uno stop anche agli attrezzi da pesca in plastica che sono stati impiegati dopo gli anni ’50-’60 sostituendo reti e attrezzi fino ad allora realizzati con materiale biodegradabile (canapa, cotone, vimini). Chilometri di reti da pesca e gabbie abbandonate in materiale sintetico di durata illimitata vagano sotto i mari, distruggendo ogni forma di flora e fauna ittica, catturando pesce e altri organismi senza alcun beneficio dell’uomo che vede sottratto al consumo almeno il 5% annuo di prodotto nutritivo (fonte: California Sea Doc).

Il decreto non impedisce di continuare ad usare gli stessi oggetti composti al 100% da plastica biodegradabile in tempi relativamente brevi (settimane o mesi), a differenza di materiali definiti durevoli  per i quali il processo di decomposizione è di gran lunga più lento.

Per promuovere i prodotti alternativi ai Sup–“single use plastics” è consentito l’esaurimento delle scorte ed è riconosciuto un credito d’imposta pari a 3 milioni all’anno dal 2022 al 2024 alle imprese che acquistano e usano piatti e tazze riutilizzabili o in materiale biodegradabile (che si converte, cioè, in anidride carbonica CO2 grazie ai microrganismi) o compostabile (in possesso di  caratteristiche per essere smaltito nei rifiuti organici).

Andando avanti ci si imbatte in un’altra sigla che appare nel decreto, Epr-“Extended producer responsibility”o responsabilità estesa del produttore: il produttore di un bene è responsabile anche della sua gestione una volta diventato rifiuto. Questo aspetto è in fase di normalizzazione in Italia e in altri paesi della UE con l’obiettivo finale di pervenire ad un sistema europeo di economia circolare. Allo studio si dedicano esperti degli stati membri per individuare definizioni e regole condivise, che dovrebbero spostare l’ambito del riciclo da quello meramente economico a quello della sostenibilità.

Ai cittadini è affidato l’impegno fondamentale di non restare a contemplare il programma dei sogni, ma di contribuire a una forte spinta verso un convinto cambiamento green di abitudini che non rischi di protrarsi per tempi lunghissimi.

 

 

Immagine Pixabay Licence

 

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