Una storia dolcissima nata a Napoli tanto tempo fa: l’eccellenza di Gay-Odin

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di Emanuela Liaci-

Vi siete mai chiesti cosa c’è dietro ad un morso dato ad un pezzetto di cioccolato?

… Un mondo!

Oggi vi condurrò in casa Gay-Odin, l’eccellenza italiana di un marchio napoletano.
Brand che nasce grazie ad Isidoro Odin, primogenito di undici fratelli di origine Piemontese, che grazie all’incontro con un amico del padre, Bartolomeo Gay, cominciò il suo percorso in un piccolo laboratorio di cioccolato ubicato sotto i portici della Chiesa di San Francesco di Paola nella Piazza del Popolo, attuale Piazza del Plebiscito di Napoli.

Isidoro si innamorò di Napoli anche se c’era un clima molto austero e punitivo all’interno della fabbrica che lui non condivideva così, pur essendosi appassionato alla produzione del cioccolato, decise di chiudere i rapporti con il suo maestro nonché datore di lavoro.

Il suo intento era quello di aprire autonomamente un piccolo laboratorio e ci riuscì dopo un pò di anni, al centro di Chiaia dove diede vita ad una serie di dolci alchimie con chicchi di cacao, nocciole, mandorle e zucchero.

Negli anni, dopo aver sposato la figlia secondogenita di Bartolomeo Gay, si divertì a creare praline con diversi nomi, ispirati all’epoca. Nacquero così gli “Albanesi”, gli “Anellini”, il “Verde prato” e gli “Imperiali”.

Le vendite andavano a gonfie vele ed i negozi si moltiplicarono. Isidoro si rese conto che era giunto il momento di realizzare un nuovo laboratorio, anzi una fabbrica, così scelse la zona del centro storico dell’epoca, dove era stanziata la migliore borghesia dell’epoca,  tra Vico Vasto a Chiaia e Via Vetriera, per acquistare i locali da un famoso architetto veneto, Angelo Trevisan. Qui fu inaugurata la nuova fabbrica con il marchio che conteneva anche il cognome della moglie Onorina Gay, ecco il perché del brand Gay-Odin.

Siamo nel 1922, in fabbrica furono acquistati nuovi macchinari di origine tedesca e nuove forme per produrre nuovi cioccolatini, nacquero i Wafer e le famosissime “Scorzette d’arancia”, ancora oggi protagoniste dei deliziosi nudi di “Gay- Odin”.

Dopo una serie di vicissitudini, entrò in scena Giuseppe Maglietta, di origine napoletana, che visse a Roma con la sua famiglia. Vittima della Poliomielite dovette riabilitarsi e diede prova di grande forza. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, infatti, decise di terminare gli studi classici, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza e per uno scherzo del destino decise, dopo un viaggio a Capo Nord, organizzato con il cugino Lello Bianco, di trasferirsi a Napoli.

Pur portando avanti i suoi studi giuridici si accorse che tra le tante aziende degli zii, quella che la affascinava di più era la Gay-Odin, acquisita nel 1960, per cui si affiancò ad Isidoro per carpirne i segreti.

Dopo la sua laurea in Giurisprudenza nel 1960, decise che la sua passione era l’impresa, nel 1969 sposò Marisa Del Vecchio, figlia dell’illustre funzionario dell’Amministrazione Provinciale di Napoli, Avvocato Fernando Del Vecchio, con il quale ebbe tre figli: Davide, Dimitri e Sveva.

Giuseppe si dedicò con tanto impegno all’azienda Gay-Odin anche perché alla fine degli anni Ottanta perse gli zii, motivo per cui dovette prendere in mano le redini dell’azienda, coinvolgendo moglie e figli. Aprì nuovi punti vendita in città e per la prima volta portò il cioccolato Gay-Odin a Roma nel quartiere che lo vide crescere, i Parioli.

Rinunciò alla possibilità di industrializzare il marchio perché si rese conto che il tutto sarebbe andato a scapito della qualità del prodotto e tra gli anni novanta e duemila le vendite aumentarono notevolmente; gli ordini arrivavano da tutta Italia, creò nuovi cioccolatini tra cui il famosissimo “Vesuvio”, la cui forma venne realizzata dall’amico architetto Fabrizio Mangoni e con il genero, marito di Sveva, avviò la linea fredda con un gelato di altissima qualità.

Purtroppo nel 2006 Giuseppe morì lasciando il testimone della sua azienda alle persone che più amava e con cui aveva condiviso sacrifici e scelte di vita: la moglie Marisa e i figli Davide, Sveva, Dimitri, ed il genero Massimo.

Questa la storia raccontatami, nella preziosa e storica fabbrica Gay-Odin, dalla Signora Marisa Del Vecchio, donna ricca di sapere che ha aperto il suo cuore.

In casa Gay-Odin si respira un grande senso di ospitalità, professionalità, storia ma soprattutto il vivere di una famiglia che trasmette emozioni che vanno solo vissute.

Il cioccolato? Induce le persone alle emozioni che assolutamente aiutano a vivere meglio.

 

 

 

 

Foto in copertina Gay-Odin

 

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