Dopo i rinforzi, l’allenatore. Sabatini presenta Fabio Liverani, per entrare nella storia

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– di Sergio Del Vecchio

Com’era facilmente prevedibile, Pippo Inzaghi lascia il posto a Fabio Liverani, classe ’76, nato e cresciuto, anche calcisticamente a Roma, ha militato nel Perugia, nella Lazio, nella Fiorentina e nel Palermo, da allenatore, degna di nota la sua impresa a Lecce con il doppio salto dalla C alla A, molto meno significative le sue apparizioni in panchina con il Parma e con il Cagliari. Nella conferenza stampa di presentazione allo stadio Arechi, al suo fianco, il direttore Sabatini e l’amministratore delegato Milan.

A Sabatini il compito di fare le presentazioni e gli onori di casa. Prima di tutto però il direttore sente il dovere di scusarsi con Pippo Inzaghi per non essere riuscito a seguirlo come avrebbe voluto. Più tardi, la replica dell’allenatore uscente con un post su Instagram “Non sento il peso di un fallimento, sento la debolezza di una missione incompiuta non per mia volontà”, “A poco servono le frasi consolatorie del direttore Sabatini, anche perché non vedo il senso di chiedere scusa su un proprio errore e tagliare la testa a un altro. Ho sposato il progetto con trasparenza e quest’ultima e ciò che avrei voluto, soprattutto sul mercato che, a mio avviso è stato tardivo e non in linea”.

Poi la scena è tutta per Fabio Liverani. Perché Liverani? “Perché lo conosco” risponde a se stesso Sabatini, che poi racconta il nuovo allenatore. E’ uno che ha fatto della strada una palestra di vita, cresciuto nella difficile borgata romana di Tor Bella Monaca. Dopo la Viterbese, la sua consacrazione come giocatore nel ruolo di regista si deve ad un’intuizione di Serse Cosmi nel Perugia di Gaucci “l’unico che aveva i tempi giusti nei passaggi era quel neretto di Liverani” (Fabio è figlio di madre somala). Dal Perugia alla Lazio, Liverani ha maturato doti da leader e ora “sfrutta qualità non soltanto tecniche, che è tutto quello che ci servirà qui a Salerno”.

Sull’attuale situazione della Salernitana Sabatini non fa giri di parole: “Abbiamo subito una mazzata quasi definitiva (con l’Empoli)”, tuttavia parla di “gruppo da “mettere a fuoco” e per questo si affida sin da subito alla “sensibilità e alla scaltrezza” di Liverani al quale chiede sin dall’allenamento del pomeriggio di dargli feedback positivi “Dovrai venire da me e dirmi –questa squadra vale la salvezza- io me l’aspetto”. Inevitabile e scontata la richiesta di aggiornamento sulla ormai famosa “percentuale Sabatini”: “Siamo passati dal 5% al 3.5%” la risposta secca del direttore.

Poche informazioni spendibili, com’è facile immaginare, da parte di Liverani “Non c’è tanto tempo. La Salernitana come collettivo sin qui ha espresso poco, per cui dobbiamo diventare per forza in poco tempo una squadra. Più dei numeri conta la mentalità collettiva”. Troppo presto per parlare di moduli tattici o di singoli giocatori. Occorre che i giocatori siano in grado di tirar fuori “la rabbia e la disperazione”, come quella che ha mostrato Shon Weissman, l’attaccante acquistato all’ultimo minuto in una campagna che lo stesso Sabatini definisce “insufficente, non tanto per i giocatori acquistati ma per i tempi sbagliati, per tutta una serie di contrattempi che ci sono stati”, “se questi giocatori si attiveranno in una certa maniera , allora le nostre possibilità tornano ad essere al 4%”.

 

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