Livorno: no alla DAD ed alle “Scuole Bunker”

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di Denata Ndreca-

Un paese che distrugge la scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno da temere” Italo Calvino

Il Professore.

È di questo che parliamo con Enrico Pompeo (1972), insegnante di Italiano, Storia e Geografia presso l’Istituto Comprensivo Micali di Livorno nella scuola secondaria di primo grado; autore dei romanzi: ‘Una Curva Improbabile’ Edizioni Edicom 2001; ‘Il Drago, il Custode, lo Straniero’ 2016 e del libro di racconti ‘Scritti (S)Connessi’ 2018; drammaturgo e regista dello spettacolo ‘La Cattiva strada’ – un omaggio a Fabrizio De Andrè con patrocinio della Fondazione de Andrè (2017).

Ritorniamo con lo sguardo presente sulle problematiche degli ultimi mesi, proiettandolo verso un futuro, perché lo scopo della scuola deve essere questo. Il futuro dei ragazzi. E chi è passato dai banchi di quell’ Istituto, il nome del Prof. Enrico, non lo dimentica, perché la luce che illumina il suo volto mentre parla dei suoi alunni, si riflette a lungo nei loro occhi. Enrico è quel Professore che ogni ragazzo dovrebbe avere il diritto di incontrare almeno una volta nella sua vita.

“Durante l’emergenza sanitaria ho fatto anche io, come i miei colleghi, lo sforzo di cercare in tutti i modi di mantenere un contatto, una vicinanza con i miei studenti, perché me lo chiedeva la mia coscienza di essere umano e di educatore, con la consapevolezza che questa situazione che abbiamo vissuto non potesse non essere, dopo, oggetto di analisi e approfondimento.

La pandemia legata al Covid-19 costringe tutti i paesi a riflettere sui propri stili di vita. La coincidenza tra le zone di maggior incidenza del virus con i luoghi di maggiore concentrazione industriale, è un elemento molto rilevante. Inoltre, è evidente la migliore capacità di reazione all’emergenza sanitaria mostrata da quelle realtà in cui la sanità pubblica non è stata ridotta o smantellata a favore di strutture private. Sempre facendo paragoni tra contesti simili per densità abitativa, numero di abitanti, territorio. Proprio in queste situazioni, per la possibilità di affrontare diversamente la malattia, si è potuto dedicare tempo e attenzione a settori come la scuola, l’istruzione, la cultura.

L’Italia non è in questo ambito. Da più di trenta anni si è proceduto a un progressivo smantellamento della sanità e dell’istruzione, come di altri settori dello stato sociale e questo ha sicuramente influito sugli effetti devastanti di questa pandemia. L’arte, la cultura, l’istruzione sono rimaste escluse dal dibattito politico, come ‘beni non essenziali’. Non è così: un paese che non investe in queste aree, non ha futuro. Invece di aumentare ogni anno, da più di venticinque anni, le spese militari, con gli ultimi acquisti degli F-35, si sarebbe potuto intervenire diversamente. È una questione di volontà, non di mancanza di risorse. Ho fatto la cosiddetta ‘Didattica a Distanza’ perché era una necessità, ma non ho considerato questa esperienza significativa per me e i miei alunni. Per questo, insieme a docenti, genitori, educatori, abbiamo scritto questo documento che ha raccolto firme e adesioni, tanto da costituire un collettivo a Livorno del Movimento Nazionale di Priorità alla Scuola, che chiede la riapertura a settembre delle scuole in sicurezza.

No alla DAD e alle Scuole Bunker!

Il documento per la scuola.

Le scuole sono chiuse dal 5 Marzo. In questi mesi abbiamo assistito a un’assenza pesante di indicazioni chiare da parte degli organi competenti. Il Ministero, inoltre, non ha coinvolto mai una rappresentanza significativa di tutte le componenti attive nel mondo scolastico per individuare progetti e possibili percorsi.

Noi insegnanti siamo stati lasciati soli.

Abbiamo agito per senso di responsabilità, per rispetto nei confronti della nostra coscienza e per non lasciare soli e abbandonati i nostri studenti, confrontandoci nei collegi docenti, in assemblee plenarie che sono i luoghi primari di discussione e proposta.

Stiamo lavorando con l’attività a distanza, ma teniamo a ribadire che Didattica e Distanza sono due termini antitetici. L’Educazione ha bisogno della presenza: è nell’incontro concreto che si creano relazioni con i coetanei, con gli adulti.

Una struttura educativa sviluppa comunità consapevoli, con crescita di senso di responsabilità e di relazioni. L’intelligenza emotiva si forma nella quotidianità, nel rapporto vivo e autentico con gli altri. L’attività a distanza è altro. Nell’emergenza è stata utilizzata perché non c’erano alternative. In vista di settembre vanno cercate e trovate soluzioni diverse da quelle che prevedono l’utilizzo del digitale a distanza come riferimento.

Occorre infatti distinguere il concetto di “potenziamento dell’uso del digitale” da quello della “formazione a distanza.” Il primo può fare da supporto, la seconda è stata, invece, un fallimento. Oltre al discorso educativo, emotivo e di relazione, l’attività a distanza continuativa presenta altre criticità: non è inclusiva, visto che i problemi di accesso e di connessione, anche per i costi, sono enormi e nessuno crede che possano essere risolti in pochi mesi. Inoltre, nonostante gli sforzi compiuti da molte scuole, che hanno dotato gli studenti in difficoltà di computer, non tutte le famiglie possono avere strumenti digitali a disposizione tutte le mattine. In terzo luogo si espongono gli studenti e i docenti a una prolungata esposizione agli schermi, con chiare ripercussioni sulla vista e sull’equilibrio psicofisico. In più, con la ripresa a pieno regime delle attività lavorative, tanti alunni e alunne, in particolare delle scuole primarie, rimarrebbero soli in casa davanti a un computer per tanto tempo. Per non parlare, poi, degli studenti che hanno patologie riconosciute o bisogni educativi speciali: senza sostegno e isolati.

Per questo chiediamo il sostegno di Dirigenti, genitori, educatori, medici, pediatri, psicologi e di tutta la società civile, per chiedere al Ministero:

  • CERCARE ALTERNATIVE ALL’IDEA DI PARTIRE A SETTEMBRE CON L’IPOTESI DELLA DIVISIONE DELLE CLASSI IN DUE TRONCONI, UNA IN PRESENZA E L’ALTRA A DISTANZA, DA FAR RUOTARE.
  • LE PROPOSTE:
  • DOPPI TURNI; RIDUZIONE D’ORARIO IN PRESENZA; UTILIZZO DI STRUTTURE PUBBLICHE VICINO ALLE SCUOLE, ASSUNZIONE DI DOCENTI, PERSONALE ATA, INTERVENTI DI EDILIZIA SCOLASTICA, SIA STRUTTURALI CHE INFRASTRUTTURALI, STRATEGIE PER AUMENTARE IL DISTANZIAMENTO.

Tutto questo ha un costo, però non impossibile da sostenere. Si tratta di compiere una scelta: quella di puntare su una scuola pubblica di qualità, con una riorganizzazione di spazi e strutture, contro il perdurare delle ‘classi pollaio’ con numeri di studenti spesso superiori ai 25.

Ribadiamo con forza, per concludere, che l’attività a distanza può essere utile SOLO in casi specifici, come quello di assenza prolungata per problemi di salute di un alunno/a, ma che, comunque, il Ministero debba costruire:

UNA PIATTAFORMA PUBBLICA GRATUITA, ACCESSIBILE A TUTTI.

Questa è una condizione irrinunciabile all’utilizzo, IN CASI ECCEZIONALI, dell’attività a distanza.

A settembre torniamo in classe!    

Ci auguriamo che sia ascoltato.

 

 

 

 

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