Simboli e uomini

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di Giuseppe Moesch-

In anni recenti, dopo Mani Pulite, gli italiani si sono assuefatti all’idea che partiti fossero la sentina di tutti i mali.

Fu Berlusconi il primo che intuì che associare alla sua immagine di uomo vincente, nelle costruzioni ma ancora più nel mondo della comunicazione e dell’intrattenimento, sarebbe stata la carta vincente per cavalcare i sentimenti della gran massa dei cittadini che desideravano una nuova politica.

Comprendendo che l’immagine della DC era stata assai compromessa dal pool di magistrati milanesi, che dal canto loro intendevano ampliare il proprio potere e dettare le regole della conduzione della cosa pubblica, Berlusconi propose se stesso come campione di quella parte della società moderata ed in parte conservatrice, infarcita di un socialismo all’acqua di rose.

L’indubbio successo dell’operazione ha progressivamente portato quasi tutti gli emergenti della politica a seguire quelle orme e siamo così giunti alla completa identificazione dei vecchi partiti con il nome del leader di turno, e che oggi si completa con la presentazione dei simboli per le elezioni europee sui quali anche il nome della Meloni apparirà sovrapposto alle antiche immagini mentre quello della Schlein, in dubbio fino all’ultimo, non è stato inserito per l’opposizione dei vecchi uomini dell’apparato.

Senza addentrarci in distinguo filosofici su forma e sostanza, siamo costretti a constatare che i vecchi simboli dei partiti storicamente presenti nel nostro pantheon politico, facevano riferimento a valori ideali e aspirazioni progettuali per il futuro, ed i votanti che condividevano quelle aspirazioni, non avevano difficoltà a scegliere da chi farsi governare, a prescindere dagli uomini che incarnavano quei valori, che comunque erano considerati i campioni e difensori di quei valori.

Oggi ci troviamo di fronte a due fatti connessi e altamente inquietanti: la disaffezione al voto, considerato inutile, e l’incapacità di scegliere non più sui valori ma sugli uomini.
Il moltiplicarsi delle liste elettorali sintomo delle ambizioni di singoli ambiziosi privi di valori e la necessità di raggiungere il quorum per evitare lo sbarramento per poter accedere ai seggi provoca la ridicola condizione di aggregazioni che somigliano a quelle del Diavolo e dell’Acqua Santa.

Credo sia giunto il momento che si possa superare questa fase di cialtroneria politica e si possa ritornare a riprendere con coraggio le idee nelle quali si possa credere.
Da tempo ritengo che la contrapposizione destra–sinistra sia superata dalle vicende quotidiane: la violenza dei giovani dei centri sociali somiglia sempre più a quella delle squadracce fasciste, e le politiche di tipo populistico, espresse sempre in cinque punti dalla Lega di Salvini, somigliano sempre più alle operazioni demagogiche del M5S; il trucco della Schlein per ottenere la segreteria del PD, ribaltando il risultato delle votazioni di partiti più piccoli ma fino ad oggi immuni da questi comportamenti; i bonus o i redditi di cittadinanza che ricordano da vicino i metodi laurini dei pacchi di pasta o delle scarpe destre e sinistre consegnate prima e dopo le elezioni.

La realtà ci va offrendo situazioni anche più sgradevoli se solo ci fermiamo agli scandali emersi in Puglia, Piemonte, Sicilia e via discorrendo, con il risultato che in Basilicata meno del 50 % degli aventi diritto si è recato alle urne, con un calo di quasi 4 punti rispetto alla tornata precedente.

Un sussulto di dignità, dovrebbe farci riflettere su quanto sta avvenendo e farci ritornare a quei valori affiorati dopo la seconda guerra mondiale, io con la propria testa con solide basi culturali e non costringerli a seguire slogan preparati da chi ha bisogno di supporto per la propria ascesa politica.

già Professore ordinario presso l’Università degli Studi di Salerno

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