sabato 27 e domenica 28 aprile (rispettivamente alle 19 sabato e alle 18 domenica) al Teatro Ghirelli, ci sarà “GARAGE”, spettacolo che fonde diversi linguaggi artistici performativi, due dei tre più conosciuti, teatro e cinema, e un terzo più innovativo come quello del podcast, veicolato attraverso l’Intelligenza artificiale. Tre narrazioni veicolate da tre codici diversi che, nonostante mantengano ognuna la propria traccia, riescono a interagire all’interno della drammaturgia.
Garage è la storia di quattro amici, quattro ragazzi che vivono in periferia di Napoli. Le loro vite anche se proseguono su binari diversi, trovano un comune denominatore in un luogo di ritrovo, un garage, che hanno affittato e arredato per trascorrerci il tempo fuori dalle rispettive abitazioni di famiglia. Le giornate sono cadenzate da esplosioni dinamitardi, dei veri e propri attentati, compiuti per mano di iniziative indipendenti e isolate, nate dopo le crisi economiche che si sono susseguite freneticamente una dopo l’altra e che hanno totalmente spazzato via ogni forma di tutela personale inasprendo le disuguaglianze sociali. Tutto avviene intorno a loro in un contesto in cui gli avvenimenti non sembrano davvero toccarli e tutto sembra essere vissuto con distanza, quella distanza che delimita la periferia dal centro città. La loro vita di ragazzi sembra passare protetta nel guscio chiuso del garage, fino a quando gli eventi, entreranno prepotentemente nelle loro vite.
Il mondo al quale si assiste è una proiezione e trova aderenza in quella che era la visione metodologica di Bauman della società liquida, in contatto con ciò che ci è intorno e che ci modifica così velocemente da non permettere punti di riferimento né esteriori né interiori.
A proposito dell’utilizzo dell’IA all’interno dello spettacolo, l’autore e regista Arturo Scognamiglio spiega: «L’intelligenza artificiale generativa è entrata prepotentemente tra le tematiche di riferimento per orientarsi tra gli scenari futuri. Quando ho inserito l’I. A. all’interno del testo, tra il ‘22 e ’23, la prima domanda che mi sono fatto è: perché chiediamo e soprattutto cosa chiediamo ad una I.A.? Cosa ci aspettiamo che faccia per noi? Ho immaginato che la I.A. generativa avendo libero accesso a tutti i contenuti e dati della rete possa, anche se di poco, prevedere il futuro, rendendola fruibile come un moderno oracolo, attraverso l’utilizzo dell’elemento principale che differenzia la macchina dall’essere umano, la creazione artistica. Questo ragionamento è confluito nel mezzo di comunicazione di cui io stesso sono fruitore, che raggiungerà i 504,9 milioni di ascoltatori nel mondo entro la fine del 2024: il podcast. All’interno dello spettacolo la I.A. scrive e manda in onda il podcast, prevedendo di poco con i suoi racconti, la dinamica che vedremo nella scena successiva al suo ascolto. Alla fine di ogni podcast la metodologia di utilizzo si capovolge, di solito siamo noi che chiediamo all’intelligenza artificiale, nei podcast alla fine è lei che pone una domanda all’ascoltatore».