Maltempo: parla Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania

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Ambiente- di Vincenzo Iommazzo

In una giornata di ordinario maltempo in Campania, vengono i brividi a scorrere le cronache: allagati reparti d’ospedale e scuole, chiusura di stazione Metro a Napoli, frane, centinaia di Comuni a rischio, colate di fango dopo allagamenti e via di questo passo.

Legambiente stima che nella sola Napoli oltre 100.000 cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni. Come non bastasse, la Campania è la regione italiana che, relativamente al quadriennio 2013-2016, ha pagato il prezzo più alto agli effetti del cambiamento climatico tra alluvioni, frane ed esondazioni con l’ingente cifra di oltre 1,1 miliardi di euro di danni al patrimonio pubblico e privato.

“Nella nostra regione, così come in gran parte d’Italia, la responsabilità dei danni, della melma e del fango che mettono a repentaglio vite umane e mettono a rischio case e strade, va ricercato nell’assenza di controlli, nella mancanza di una seria e concreta politica di prevenzione e monitoraggio del territorio, nella devastazione e cementificazione di vastissime aree”. Con questa nota, ancora Legambiente così commenta disagi e danni del maltempo che in queste ore sta colpendo la regione.

E aggiunge che in Campania sono 504 (oltre il 91% del totale) le amministrazioni comunali in cui sono presenti aree a pericolosità da frana e aree a pericolosità idraulica per una superficie complessiva di 3.338,2 kmq corrispondente al 24,4% dell’intera regione.
Ai danni delle perturbazioni ancora in atto si è aggiunto quest’anno la maggiorazione dei rischi derivanti da siccità e incendi che hanno distrutto quest’estate più di diecimila ettari di aree boschive, quasi quattro volte la superficie andata in fumo nel 2016 e nulla lascia prevedere che la situazione possa migliorare in futuro senza una generale presa di coscienza che possa avviare decisamente l’adozione di provvedimenti studiati e adottati con il coinvolgimento delle popolazioni interessate.

Risulta paradossale che in tempi in cui il meteo è in grado di informare con anticipo in merito alle condizioni climatiche, si debba ancora fare i conti con la paura del maltempo e con emergenze di ogni tipo. Una possibile ricetta la illustra Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania, in una dichiarazione rilasciata in queste ore: “La gestione accurata e sistematica del territorio e la formazione e informazione ai cittadini sui comportamenti da tenere in caso di frane e alluvioni, devono essere una priorità politica. Piuttosto che rassegnarsi alle tragedie annunciate serve dunque muoversi su due fronti. Il primo, con efficacia immediata, a costi sostenibili e attuabile in tutte le aree a rischio, in grado di far salve le vite umane, consistente nella messa a regime di sistemi di previsione, allerta e allontanamento attraverso presidi territoriali, piani di prevenzione, informazione/addestramento delle comunità coinvolte. Il secondo, di tipo strutturale con efficacia nel medio-lungo termine, con costi da programmare nel tempo, a valle di una seria pianificazione, prevedendo prioritariamente la delocalizzazione delle strutture a rischio. Questo – conclude – è l’unico modo per fronteggiare nell’ immediato l’estrema diffusione della problematica del rischio idrogeologico e quindi per salvaguardare le vite umane esposte”.
Si potrebbe concludere ricordando il rapporto costi/benefici delle catastrofi naturali sintetizzato nella considerazione: “un euro investito in prevenzione si stima che ne fa risparmiare almeno cinque in ricostruzioni”.

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