-di Antonino Papa-
Dall’architettura italiana al sole di mezzanotte passando per il paradiso dei gatti tra i tesori dell’Ermitage, una città che stupisce.
Alexander Puskin nel 1833 definì San Pietroburgo “una finestra sull’Europa”, mai definizione più appropriata per una città in cui lo spettacolo di due civiltà che s’incontrano ricorda l’abbraccio di due mari nei punti più affascinanti del pianeta.
Originariamente Sankt Peterburg, nome voluto nel 1703 dal suo fondatore lo Zar Pietro il Grande, successivamente Petrograd nel 1914 per poi diventare Leningrad dopo la morte di Lenin nel 1924 e finalmente arrivare al nome attuale nel 1991 che i cittadini scelsero con il 54% delle preferenze di un apposito referendum; in qualsiasi modo vogliate chiamarla non scalfirete la magia che avvolge chiunque metta piede in questa parte di mondo da molti definita anche “la Capitale Italiana del Baltico” per via dei molti architetti italiani le cui firme sono su gran parte di musei, edifici, chiese e monumenti di questo favoloso ponte tra oriente ed occidente.
Fu infatti proprio Pietro il Grande a chiamare da Germania, Olanda e soprattutto Italia, architetti, ingegneri e lavoratori edili che avrebbero dovuto erigere una città simbolo non solo di una civiltà ma di una intera Nazione e soprattutto di una dinastia, ovviamente quella degli Zar.
Il primo ad essere ammesso a Corte fu Domenico Trezzini il cui genio diede vita alla Fortezza e la Cattedrale di San Pietro e Paolo (dove sono sepolti gli Zar), man mano che i regnanti si succedevano si ampliava sempre di più la schiera di menti italiane; fu merito di Elisabetta se il conosciutissimo Bartolomeo Rastrelli giunse a San Pietroburgo nel 1716 ed impresse lo stile che ancora oggi resiste nonostante l’era digitale; suoi il meraviglioso Palazzo D’Inverno ed il Palazzo di Caterina 24 km fuori città voluto appunto dalla stessa Zarina da cui prende il nome.
Sotto il regno di Caterina II arrivano anche Antonio Rinaldi (di scuola Vanvitelliana), Giacomo Quarenghi e Carlo Rossi il vero urbanista della città.
Furono così edificati il Palazzo di Marmo, numerosi edifici governativi e la splendida reggia o Palazzo Inglese a Peterhof ; insomma una città come un universo senza fine nei cui meandri ci si perde tra storia, arte, stile di vita sobrio e moderno senza rinunciare alle tradizioni, un discorso a parte merita il complesso dell’Ermitage che comprende il citato Palazzo D’Inverno, il Piccolo Ermitage, il Nuovo Ermitage ed il Teatro dell’Ermitage.
Nel complesso ha sede uno dei più grandi musei al mondo che richiederebbe dieci anni per visitarlo tutto, pieno zeppo di opere e tesori anch’essi in larghissima parte a firma italiana. Una simpatica tradizione accompagna il museo sin dalla sua nascita; nel 1747 per volere di Elisabetta Petrovna, e per evitare che le opere finissero distrutte dai topi, si ordinò ad un autista di portare nel Palazzo gatti domestici dediti alla caccia e da quel momento in avanti, ed attraverso un lunga storia, centinaia di simpatici felini divennero i custodi ufficiali delle opere d’arte e fu riservato loro alloggio nei magazzini del museo e nei vani adibiti a locali tecnici e coì via, addetti del museo e volontari hanno il compito di portar loro il cibo e di assicurarsi del loro stato di salute a tal punto che ogni gatto presente nell’Ermitage ha un “passaporto” che ne stabilisce l’identità; per finire ogni anno viene loro dedicato un giorno e vengono aperti i cancelli per far incontrare gatti e visitatori, la “festa dei gatti dell’Ermitage” !
Si potrebbe scrivere un’enciclopedia per la Sola San Pietroburgo che mi piace definire una “Città nata con la camicia” perché oltre a tutti i tesori a cielo aperto, delizia i turisti anche con il famoso “sole di mezzanotte” o “notti bianche” durante le quali praticamente è quasi sempre giorno e si respira un’atmosfera che non può essere descritta ma solo vissuta, si assapora uno stile di vita unico al mondo, la cosiddetta vita notturna diventa diurna o H24, ristoranti sempre aperti, centri commerciali, negozi e tutto un mondo che non dorme mai, una città in cui si dimentica tutto perché letteralmente rapiti e spesso qui ci si lascia il cuore e l’anima.
Nel mio caso poi, l’effetto della mia prima volta a San Pietroburgo è sintetizzato in una fede al dito … In questo caso la meta diventa anche la metà !
Buon viaggio nella città dei sogni !