Grecia. Viaggio oltre il tempo. Intervista all’architetto napoletano Mario Mangone

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Taccuino di viaggio —

di Valeria Saggese

Viaggiare non significa soltanto prendere un aereo e partire per mete lontane. Significa anche entrare in connessione con la propria città e creare dei ponti che superano le barriere dello spazio e del tempo. Significa unire l’Occidente all’Oriente e fare del mare una ferrovia.

Ho conosciuto l’architetto urbano Mario Mangone circa quindici anni fa e siamo sempre rimasti in buoni rapporti perché gli interessi sulla bellezza e sulla cultura ci hanno sempre appassionato a entrambi.

Ci diamo appuntamento per l’intervista al Gran Caffè Gambrinus in piazza Trieste e Trento, ma la nostra lunga chiacchierata prosegue anche per via Toledo, Port’Alba e Spaccanapoli, dove il racconto di Mario si intreccia armonicamente con i suoni della sua Napoli.

Mario, tu sei un cultore delle tematiche inerenti lo sviluppo delle aree metropolitane, con specifico riferimento all’area mediterranea. Quando è iniziato il tuo rapporto con la Grecia?

È iniziato nel 1990. Ricordo, come fosse oggi. Un viaggio indimenticabile, da consigliare a noi tutti occidentali del fronte europeo, perché oltre ad esserlo per motivi personali, fu un grande viaggio nella storia. Se non si conosce quel ceppo, quel blocco greco-turco consolidatosi nel tempo, si capisce poco d’Europa.

Descrivimi per linee generali le tappe fondamentali.

Premetto che non fu un viaggio programmato a tavolino, quindi in quanto tale un vero viaggio, del tipo sai come parti e non sai come e quando ritorni. Inoltre preciso che per andare in Grecia, non ho mai preso l’aereo, sia per motivi strettamente personali, ma perché ritengo che avvicinarsi alla Grecia, va fatto con i “tempi giusti”, stratificati e non sopprimerli in un tempo, che non appartiene alla Grecia. La mia prima tappa, inizia appunto nel fine Luglio del 1990, con i bus della CLP (compagnia di bus napoletana) ed ero in compagnia di Genny, la donna con cui avevo da tempo una relazione, quindi coppia consolidata. La prima tappa, con bus-nave, fu Napoli-Brindisi-Patrasso-Atene-Pireo. Poi dal Pireo una nave per Patmos, una bellissima isola che si trova di fronte alla costa turca. Solo su questi due giorni di viaggio avrei da dire molte cose, ma mi soffermo solo sull’eventuale e differente esperienza che avrei fatto con un volo. È tutta un’altra storia, appunto. Si perdono le stratificazioni temporali e spaziali e quindi le strette relazioni che uniscono i diversi capitoli del viaggio.

Mi puoi spiegare almeno qualcuna di queste stratificazioni temporali e spaziali?

Per dirtene qualcuna, la relazione che sussiste tra area metropolitana ateniese ed il sistema insulare tutt’intorno. Un’influenza che si staglia poi contro la costa turca, dove inizia un altro viaggio nella profondità dell’Occidente e dell’Oriente messi insieme e di come si capisca che il mare, a suo tempo, sia stato veicolo di conoscenza, prima che funzionale. Tutto questo con il volo aereo non lo puoi percepire.

Poi come prosegui con il tuo viaggio?

Fermati un momento, a Patmos ho fatto i conti con San Paolo e l’inizio della campagna di predicazione cristiana nel mondo e poi la scoperta di un’isola che non immaginavo esistesse ancora: Lipsos o Lipsi. Un’isola di taglio caraibico, colonizzata negli ultimi anni dai conquistatori e costruttori milanesi, dove arrivavano le tartarughe sulla spiaggia, mentre prendevi il sole. Pesce strepitoso per poche dracme, abitazioni spartane e l’occidente assumeva, in quel caso, un altro senso. Un giorno la mia compagna mi chiese: vogliamo andare ad Istanbul? Io ebbi un’illuminazione interiore, come se quella domanda rispondesse ad un mio personale desiderio molto profondo. Da quella domanda inizia un altro viaggio. Prima tappa isola di Sámos  e poi attraverso quest’ ultima sbarchiamo a Kuşadasi (si deve scrivere correttamente), la Rimini sulla costa turca. Rimaniamo una sola notte e fuggiamo da in caos incredibile e con un pulmino del tipo Alpitour arriviamo a Çeşme, una piacevole cittadella sulla costa turca, dedita a vacanze tranquille. Prendiamo alloggio in un vecchio caravanserraglio, trasformato in un bellissimo albergo da mille e una notte. Rimaniamo una settimana, dove iniziamo a fare i conti con i canti dei muezzin a qualsiasi ora del giorno e della notte, con la gentilezza delle persone, con una cultura gastronomica differente da quella greca, molto più sofisticata ed elaborata. Poi sempre con un pulmino tipo Alpitour, tra monti e coste, con la bravura di autisti eccezionali, arriviamo nella capitale dell’Impero: Istanbul. Una folgorazione nella nostra stratificazione di cultura urbana. A mio avviso la vera Capitale europea. Mi soffermo solo per dire che è sull’asse Atene-Istanbul che noi potremo ritrovare il futuro dell’Europa. Il ritorno per Napoli, passa (sempre via bus) per Salonicco, Kavalla, isola di Kea, Igoumenitsa e poi infine Bari – Napoli, un lungo ed estenuante viaggio, fatto tutto in bus-nave. Questo è il mio primo viaggio in Grecia e in Turchia.

Negli ultimi anni hai scelto Antiparos come tuo rifugio estivo. Cosa ti ha fatto innamorare di quest’isola?

Antiparos è una piccola isola delle Cicladi, di fronte all’Isola più grande Paros ed collegata con ferryboat frequenti, che partono da Pounda (Parikia). L’isola è meno frenetica di Paros o delle altre isole mondane come Mykonos, Santorini ecc. È la tipica isola dove poter godere del passeggiare (ci sono poche auto in giro), del nuotare (numerose le spiaggie collegate da sentieri isolani), del mangiare ottimo (tra le 10-20 euro a persona in media), di una buona permanenza in stanze di media qualità ( tra le 30-50 € a notte), fino ad offerte in luxury ospitality a 15.000 € a settimana. Escursioni subacquee, in cave naturali ed aree archeologiche. In poche parole chi ama il relax Antiparos è l’isola giusta.

Ogni anno la considero non più una tappa da viaggio, ma la mia seconda casa dopo Napoli. Quindi considero conseguentemente la Grecia il mio secondo paese, il che mi rende ancora più scettico su queste separazioni fittizie ed inesistenti. Oggi posso vivermi Napoli in egual modo nella mia stanza di Antiparos. Con uno smartphone seguo tutto ciò che succede nella mia città, dalle riunioni del Consiglio Comunale di Napoli, alla meteorologia quotidiana, dalle partite di calcio, alle telefonate fatte con i miei intimi interlocutori via video. Una rivoluzione antropologica anche questa, che mi spinge a dire, ma esiste ancora la categoria del “viaggio”? Sono saltate tutte le relazioni spazio-temporali, non esiste più il tempo, non esiste più lo spazio. Antiparos per me risulta essere, nel bene e nel male, questa nuova esperienza.

 

Photo a cura di Mario Mangone

 

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