di Maria Beatrice Russo-
A Palazzo Lagravinese, a Cisternino in provincia di Brindisi, oggi 13 luglio è stata inaugurata la mostra permanente, parte della serie di eventi Lisetta 100, realizzata con le 31 foto che Lisetta Carmi ha donato alla terra che l’ha accolta per quasi cinquant’anni. Un legame viscerale ha unito la città di Cisternino e la fotografa genovese, la mostra è ben in grado di rappresentarlo, di farlo sentire vivo agli spettatori, che nelle calde giornate estive trovano un attimo di respiro nell’immergersi in questo racconto fotografico.
Carmi, nella sua carriera da fotografa e nel suo percorso umano, si è dedicata a coloro che nessun altro vedeva o che nessun altro comprendeva. Nel Capodanno del 1965 Carmi incontra la comunità di travestiti che frequenta il ghetto ebraico di Genova, da allora ne inizia a fotografare la quotidianità. Solo nel 1972 gli scatti vengono racchiusi in un libro, questo però viene rifiutato da tutti i canali di vendita ufficiali a causa dei contenuti ritenuti scabrosi. Oggi quei contenuti scabrosi sono in mostra, davanti agli occhi di tutti.
Lisetta Carmi aveva però iniziato a fotografare quale anno prima, totalmente inesperta compra una piccola Agfa Silette e parte per la Puglia insieme all’amico etnomusicologo Leo Levi. Lì si crea una forte sintonia con le persone e i luoghi, ancora non sa che passerà l’ultima fase della sua vita proprio in quella regione.
Tornata a Genova, dati i copiosi complimenti ricevuti dai suoi amici in merito ai primissimi scatti pugliesi, lavora a piccoli reportage composti da testi e immagini. Si avvicina poi a un mondo nascosto, proibito alle donne: il porto. Intende denunciare le terribili condizioni nelle quali i portuali erano costretti a lavorare, salivano sulle navi frigorifero per poi passare al caldo torrido senza alcuna protezione. Da quelle foto nasce una mostra che gira tutta l’Italia e ora alcuni di quegli scatti abitano Palazzo Lagravinese.
Negli anni 60 viaggia verso la Sardegna, più nello specifico a Orgosolo, affascinata da quella società “arcaica e fiera” ritornerà più volte nelle terre sarde. Le sue fotografie, si può notare in quelle esposte in mostra, trasudano l’amore che la spinge tante volte a ritornare.
L’orizzonte per Carmi si allarga, travalica i confini geografici ponendo al centro della sua ricerca l’essere umano, viaggia nei paesi lontani dove si vive nella più assoluta povertà. Dopo la guerra dei Sei Giorni si reca in Israele dove vede gli arabi e i palestinesi rinchiusi nel campo profughi, non tornerà mai più in quella terra. Prosegue verso Oriente, prima in Afganistan e poi in India. Nel 1975 fotografa l’Irlanda del Nord nel pieno della guerra civile ma la sua attenzione è tutta catturata dai bambini, questi sono i mediatori di una realtà contraddittoria. Colpisce la scelta degli organizzatori della mostra di giustapporre i ritratti di questi bambini, almeno nelle sale dell’esibizione bambini arabi ed ebrei convivono mostrando i due lati di una stessa terra. Altri bimbi sono quelli venezuelani che fotografa nel quartiere di Maracaibo, e il suo sguardo su questi bambini ci mostra chiaramente con la felicità non derivi affatto dai beni materiali, anzi i più poveri sono molto più allegri.
Nel 1966 Lisetta Carmi si presenta davanti casa di Ezra Pound, senza appuntamento decide di accompagnare un giornalista dell’ANSA di Genova incaricato di intervistare il poeta, poche foto scattate in quei miseri quattro minuti che Pound le concede prima di tornare in casa. Vediamo un uomo ormai anziano, ben lontano dal poeta che era stato un tempo, magrissimo, in vestaglia. Carmi lo ritrae mostrando al mondo questo sguardo inedito che non può far a meno di affascinare. Altre fotografie in mostra sono parte del volume “Acque di Sicilia” pubblicato nel 1977 con il testo di Leonardo Sciascia.
Nel 1978 Carmi vive un forte distacco dalla fotografia, non le serve più per conoscersi perché ha incontrato il suo maestro spirituale, una figura che mai nella vita avrebbe pensato di cercare, eppure lo ha trovato. Babaji Herakhan Baba la avvicina alla tradizione induista e l’anno seguente, le chiede di fondare con altre due donne un luogo di pace e preghiera, l’ashram, a Cisternino. Nel fotografare Babaji realizza fotografie viventi, che mostrano un carattere diverso a seconda della bontà d’animo della persona che le osserva.
Già dal ’70 Carmi frequenta assiduamente la Valle d’Itria dopo aver acquistato un trullo. Il legame con questa terra è diventato sempre più forte fino a farla divenire sua patria d’elezione, dal 1983 guida il Centro Bhole Baba con dedizione e carisma finché nel 1997 non lo affida ad altri fedeli, tutt’oggi il Centro è in attività.
Cisternino omaggia Lisetta Carmi con gratitudine, rispetto e amore facendo conoscere al pubblico uno degli sguardi contemporanei più importanti che abbiamo avuto in Italia.
Fotografie a cura di Maria Beatrice Russo.