di Maria Beatrice Russo-
Tre giorni di dialoghi, suoni e visioni a Salerno dal 26 al 28 settem dal passato al presente.bre con Canta con Kant il festival dedicato ai giovani parte del progetto I giovani e la cultura musicale programmato e finanziato dalla Regione Campania (fondi Regione Campania e Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale) attraverso Scabec Spa, società campana per la promozione e la valorizzazione dei beni culturali.
Il festival coinvolge grandi artisti del panorama italiano del calibro di Noemi, Almamegretta e Passione Live (con Francesco Di Bella, Roberto Colella, Maldestro, Irene Scarpato, Simona Boo, Greta Zuccoli, ‘O Zulù, Enzo Gragnaniello + Piero Gallo, Ebbanesis). E ancora filosofi, accademici, giornalisti ed esperti in un nuove tecnologie.
Questa seconda edizione rilancia in ambizione a partire dal tema centrale, l’Artificio, fino al ramificarsi dei vari luoghi ormai divenuti contenitori della cultura salernitana. Dal Parco Urbano dell’Irno, protagonista della prima edizione e teatro del comparto musicale, all’Arco Catalano dove i laboratori didattici si aprono a chi ha voglia di mettersi in gioco, sperimentarsi e imparare con …Se ne cadette ‘o triatro! (laboratorio di Teatro & Filosofia a cura di Ablativo e Liberaimago) e il Laboratorio di Poesia & Musica a cura della Fondazione Alfonso Gatto. La Sala Pasolini invece ospita vari tipi di incontri, le Lectio Magistralis, i Seminari Filosofici e i Talk Filosofici.
Il 27 settembre alle 18 Paolo Romano (Sha-One) e Paolo Tortiglione dialogano con il professore Francesco Colace circa L’artificio della musica dal passato al presente in uno dei Talk Filosofici. Due anime diverse, ma sorprendentemente affini, cercano il terreno comune della musica di oggi dominata da sonorità elettroniche e, nella differenza, trovano sentieri rigogliosi.
Tortiglione, compositore, musicologo e informatico, dialoga con il rapper Sha-One intorno alla nuova sensibilità della musica. Ragionano su come sono cambiati i tempi, non solo nell’evidente differenza di approccio ai generi in cui la trap e il rap sembrano avere il sopravvento nel panorama italiano ma anche per il tempo effettivamente dedicato alla musica; è proprio in quest’ultimo tema che si trova uno dei punti nevralgici dell’incontro, oggi per produrre musica non ci vuole più il tempo che ci si poteva impiegare anni fa.
La musica classica però non può fare a meno di quel tempo necessario per diventare maestri in uno strumento. Questa riduzione del tempo nella composizione di musica rap può divenire un appiattimento in un contesto dove l’unico interesse risiede nella performance e la creatività è costretta a essere, in parte, sacrificata. L’elemento magico, caratteristico dell’hip-hop delle piazze è ormai perduto.
Relazionarsi con nuovi tipi di musica è anche un’occasione di crescita; infatti, Paolo Romano ha lavorato a una ricerca sulla cultura musicale oltre oceano in particolare quella afroamericana. E, ancora, ha avuto la possibilità di sperimentare al Teatro alla Scala, grazie al maestro De Simone, portando il rap a teatro. Il rap, in un certo senso, è, inoltre, un genere da cui prendere esempio poiché è stato in grado di appropriarsi del pubblico e di far avvicinare i giovani.
Ci si può, dunque, augurare un futuro in cui i due mondi possano prendere il meglio l’uno dell’altro e in cui la tecnologia sia al servizio del musicista senza sacrificare alcuna creatività.