Tempi Moderni diventa un case study: un esempio di Welfare culturale.

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Il 3 ottobre, presso l’Università degli Studi di Salerno, si è tenuta la giornata conclusiva del convegno internazionale sulla Public History Verso il seminario permanente italo-argentino: dialoghi internazionali sulla public history/historia publica a cura del Laboratorio Interdipartimentale di Storia e Media Audiovisivi, del Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione, del Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale e del Dipartimento di Studi Umanistici.

Tre giorni per confrontarsi sulle pratiche della public history in riferimento alla didattica della storia, ai media studies, per dedicarsi ai progetti territoriali. Due culture sono quelle coinvolte, l’italiana e l’argentina, che si intersecano grazie agli studiosi e agli esperti che hanno partecipato con la loro ricerca e testimonianza.

In particolare ad aprire questa giornata di studi è il case Tempi Moderni (un orgoglio tutto nostrano) che il professor Alfonso Amendola, direttore scientifico dell’associazione, ha raccontato nel suo intervento “Le intersezioni di Tempi Moderni”.

L’associazione presieduta da Marco Russo e con la direzione organizzativa di Maria Paola Cioffi, fin dai suoi primi passi nel 2016, ha tentato di offrire occasioni di incontro, di costruire mostre fotografiche (e non solo) che potessero sviluppare forti riflessioni sulla cultura nella nostra città. Queste mostre sono sempre state solo un punto di partenza per poi realizzare un complesso mosaico di proposte che potessero coinvolgere quanti più interessi differenti, non solo un corollario delle esibizioni fotografiche ma un focus in grado di espandere il tema a tutte le sue sfaccettature. I linguaggi sono così ibridati e contaminati, tra arte visuale e fotografia, arricchendosi con musica, teatro, poesia, cinema e letteratura. Alla città sono offerti talk, spettacoli teatrali, performance di danza, concerti e proiezioni tutti grazie a un’unica realtà.

Le attività culturali di Tempi Moderni, spiega il professor Amendola, hanno dimostrato una ricaduta concreta non solo nei territori locali ma anche in un più ampio panorama. Dunque si inseriscono nel Welfare culturale che  promuove un modello integrato di benessere degli individui e delle comunità, attraverso pratiche fondate sulle arti visive, performative e sul patrimonio culturale.

Di comunità Tempi Moderni negli anni ne ha coinvolte tante mettendosi in ascolto dei desideri e delle esigenze di tutte Ie componenti della nostra cittadinanza. Un’attenzione particolare è quella rivolta verso i giovani, una delle fasce d’età più delicata e, spesso, scarsamente considerata nell’offerta culturale salernitana. Sia al mondo della scuola che a quello dell’Università sono dedicati incontri specifici e momenti laboratoriali che organicamente si inseriscono nell’offerta di Tempi Moderni. Anche i più piccoli hanno le loro occasioni di incontro con tutto ciò che è arte vivendolo con i loro occhi e creando con le loro mani.

I temi affrontati negli anni sono stati tantissimi attraverso le più svariate personalità del mondo accademico, riportandole in città e ricostruendo questo ponte con l’Ateneo salernitano, e del molteplice universo dell’arte.

Tutto inizia con Pasolini, o meglio con il suo fotografo Dino Pedriali, nel 2016 con Pier Paolo Pasolini Nόστος: Il ritorno. 1975-1999. Si spazia un po’ sull’arte visiva allontanandosi dalla fotografia per approdare al paper cutting di Marco Gallotta in Hybrid Theory l’anno seguente. E ancora il materiale artistico che sconvolge, le gomme da masticare, con Maurizio Savini – Otto anni fa era domani.

Nel 2020 si torna al medium fotografico concentrandosi sul duca bianco con Stardust Bowie by Sukita, l’anno seguente una mostra ricchissima con opere di fotografi di tutto il mondo con Stories from the Rooms incentrata sul mitico Chelsea Hotel di New York.

Nel 2022 si raddoppia con due mostre contemporanee, ANTONIONI E VITTI. Una storia d’amore e di cinema con gli scatti di Enrico Appetito e Nouvelle Vague con la fotografie di Raymond Cauchetier, Douglas Kirkland e dell’Istituto Luce.

Poi Tempi Moderni si concentra sulla fotografia della arti performative con Sguardi di Silvia Lelli e Roberto Masotti. La più recente è la mostra diffusa di Letizia Battaglia Una vita. Come un cazzotto, come una carezza, un vero e proprio unicum nel suo genere. Ora dobbiamo solo attendere il nuovo anno per scoprire cosa Tempi Moderni riuscirà a regalare alla città.

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