Film del 2011 diretto da Radu Mihăileanu.
In forma di commedia drammatica, con ampio ricorso a parti cantate, si narra la singolare forma di lotta di un gruppo di donne di un villaggio arabo, stanche di compromettere la loro salute nel trasportare l’acqua.
In un villaggio situato tra Nordafrica e Medio Oriente le donne del luogo devono compiere ogni giorno un lungo sentiero insidioso e ripido per raggiungere una sorgente che è la loro unica fonte di approvvigionamento di acqua, nella calura di un paese in cui la siccità ha inaridito non solo la vegetazione ma anche i cuori degli uomini, indifferenti alla loro fatica. Il ritorno dalla sorgente, infatti, non è privo di pericoli e capita spesso che le donne cadano e in particolare quelle incinte perdano il proprio bambino, venendo poi tacciate di essere sterili.
Leila, giovane sposa venuta dal sud, decide di opporsi a questo stato di cose, e aiutata da una anziana quanto carismatica comare del villaggio, e dalle altre mogli, inizialmente riluttanti, proclama lo “sciopero dell’amore”. Lo sciopero è diretto soprattutto a rendere gli uomini più partecipi del miglioramento delle condizioni del villaggio stimolandone una rinnovata coscienza civica e una nuova considerazione del ruolo della donna.
Nel villaggio, oltre all’acqua corrente, manca anche l’elettricità, e pure in un quadro desolante, ci sarebbero delle entrate, grazie al turismo, che però non si sa che fine facciano. Le autorità sembrano sorde a tutte le richieste dimostrandosi particolarmente insensibili alle istanze mosse dall’universo femminile.
Ma la tenacia di Leila, sostenuta dall’amore di suo marito Sami, riesce alla fine nel risultato voluto, grazie anche al risolutivo contributo di un articolo su un giornale locale.