Si è tenuta ieri pomeriggio, presso la Camera di Commercio di Salerno , la presentazione del libro “La semplessità. Proprietà e principi per agire il cambiamento” (Ed. Scholè) di Maurizio Sibilio, Prorettore e Professore ordinario di “Didattica generale e Pedagogia speciale” presso l’Università degli Studi di Salerno.
Durante i lavori, si sono intervallati gli interventi più teorici e quelli più sperimentali. Dopo i saluti iniziali del prof. Alfonso Amendola, docente di Sociologia del Processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Salerno, una prima lettura di una parte del testo è stata affidata alle parole dell’attore Pasquale De Cristofaro.
L’intervento di Alain Berthoz, Emerito al Collége de France – neuroscienziato che per primo ha animato il confronto internazionale sul concetto di semplessità – è stato il primo colpo di scena della serata: le sue riflessioni sono state tradotte attraverso l’intelligenza artificiale dal francese all’italiano, dato che il professore non parla l’italiano. Questo esperimento è stato realizzato dal Laboratorio “Elisa Frauenfelder” del Dipartimento di Scienze Umane, Filosofiche e della Formazione dell’Università degli Studi di Salerno, che svolge attività di ricerca nell’ambito dell’Education Technology.
Successivamente, si è entrati a gamba tesa all’interno dell’universo della Semplessità attraverso le parole dell’autore del libro, il professore e Prorettore, Maurizio Sibilio che ha dialogato con il giornalista Andrea Manzi.
L’azione semplessa aiuta l’individuo ad agire in modo diverso anche quando deve insegnare quello che conosce ad altri individui. Questa è l’idea centrale attorno cui si è discusso e riflettuto durante l’incontro. In particolare, ci si è chiesti: che ruolo può avere la didattica all’interno di questo contesto?
“Il senso della didattica ha bisogno di percorsi di teorie e bisogna evitare di fermare l’oceano con le mani, due lezioni di futuro e non di presente sono arrivate dal Santo Padre e dal Capo dello Stato. L’intelligenza artificiale è già tra noi: è nel nostro telefono, nella nostra vita, nella domotica che è nella nostra casa. L’esercizio educativo dell’intelligenza artificiale è compito della ricerca, questo è un lavoro profondo da affidare alla ricerca pedagogica”.
E ancora qualche parola importante sul concetto di empatia, in relazione all’intelligenza artificiale: “La teoria dell’empatia spaziale rappresenta l’essere l’altro. Come nel film ET in cui la cosa più interessante non era la storia, ma la visione del mondo da parte dell’extraterrestre. Questo tipo di empatia richiede il confronto costante con gli altri. Formazione, dunque, è la parola chiave e rappresenta un insieme di esperienze che portano alla nostra evoluzione”.
Infine, un avatar del prof. Maurizio Sibilio ha risposto ad alcune domande sulla semplessità.
A coordinare il tutto è stata la giornalista Ilaria Cuomo.
Immagine a cura di salernonews24