«Com’eri vestita?»

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di Mariapia Vecchione-
«Com’eri vestita?» Anche solo per un istante questa domanda vacilla nella mente di moltissimi, intenti ad ascoltare notizie di femminicidio in aumento e di dilagante violenza sulle donne.
Ieri, nella Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza contro le Donne, è stata inaugurata, nell’area delle partenze internazionali dell’aeroporto di Milano Malpensa, la mostra «Com’eri vestita?».
Il progetto che diffonde il messaggio culturale è a cura dell’associazione milanese Libere Sinergie sin dall’8 marzo 2018, arrivato in Italia dopo l’intuizione di Jen Brockman, direttrice del Centro per la Prevenzione e Formazione Sessuale di Kansas e di Mary Wyandt-Hiebert, responsabile delle iniziative di programmazione nel Centro di educazione contro gli stupri dell’Università dell’Arkansas in America.
Dal 2020 «Com’eri vestita?» è parte dei progetti educativi che Amnesty International Italia include nell’ambito della campagna #iolochiedo , nata allo scopo di diffondere una cultura del consenso e del rispetto nelle relazioni reciproche.
Dall’inglese «What Were You Wearing?» l’esposizione italiana ricalca il titolo «Com’eri vestita?»: un’esposizione itinerante che tesse le fila di 17 storie, accompagnate dalla ricostruzione degli abiti indossati dalle vittime di violenza sessuale nel momento e nel luogo dell’abuso.
Si tratta di vestiario quotidiano che accomuna ogni donna: un manichino veste una tuta da ginnasta, l’altro un tubino nero aderente, un altro ancora il grembiule per le pulizie, poi un pigiama, un jeans e un maglione, una gonna scozzese; la lista è lunga ma ci permette di riflettere su stereotipi e pregiudizi infondati di un pubblico, che crede sia possibile per la vittima evitare lo stupro scegliendo un abito diverso dall’altro.
La fondatrice del progetto Jen Brockman afferma che l’iniziativa vuole comunicare con correttezza la radice di un problema socio-culturale:
“Non è l’abito che si ha indosso che causa una violenza sessuale, ma è una persona a causare il danno. Essere in grado di donare serenità alle vittime e suscitare maggiore consapevolezza nel pubblico e nella comunità è la vera motivazione del progetto”.
Libere sinergie ha sposato l’iniziativa, sintetizzando nella domanda «Com’eri vestita?» Il fulcro di una colpevolezza che erroneamente si cerca in questa domanda spesso ripetuta alla vittima nelle aule di giustizia, ai media e nelle caserme, assumendo rilevanza rispetto al fatto provocato dal responsabile, unico e solo.
La mostra a Milano Malpensa è stata inaugurata in presenza della presidente di SEA aeroporti di Milano, Michaela Castelli; della vicepresidente Libere Sinergie, Silvia Cattafesta e dell’attrice e direttrice del teatro Carcano di Milano, Lella Costa, che ha contribuito come voce unica di testimonianze che sensibilizzano su un fenomeno, quello della violenza sulle donne, in costante aumento.
L’attrice milanese rivendica le parole del poema “Com’eri vestita” dell’attivista Mary Simmerling, divenute ispirazione e denominazione del progetto dall’America all’Italia, allo scopo unico di cambiare un pensiero radicato.

Foto a cura di SEA Aeroporti di Milano
Video a cura di Libere Sinergie

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