di Giuseppe Cacciatore *
Antonio Scurati è ormai – oltre che docente universitario – uno degli scrittori più noti ed apprezzati sia dal pubblico dei lettori che dalla critica. Nel 2010 egli dà alle stampe con Bompiani “Gli anni che non stiamo vivendo. Il tempo della cronaca”, una raccolta di articoli che hanno ad oggetto eventi di cronaca nera, ma anche di politica e di attualità.
Nel 2015 esce il libro “Il tempo migliore della nostra vita”, dedicato alla biografia di Leone Ginzburg che ottiene il premio Selezione Campiello. Ma i libri di maggior successo sono quelli dedicati alla biografia di Mussolini, della quale sono stati pubblicati due volumi, il primo ha ricevuto il Premio Strega nell’estate del 2019.
Scurati è poi diventato editorialista del “Corriere della Sera” ed ha di recente commentato gli eventi drammatici del conflitto Russia/Ucraina. Il filo conduttore dell’analisi è la critica dell’indifferenza. “Da una parte Polina, solo dieci anni, e la sua ciocca di capelli rosa, Sasha, la pensionata dilaniata da un razzo perché non aveva voluto abbandonare il suo cane; Oleg, Irina e i loro due bimbi sterminati mentre fuggivano in auto.
Dall’altra parte tutti noi, al sicuro sul versante incruento del conflitto, noi che ogni mattina sfogliamo l’album delle vittime mentre sorseggiamo il nostro cappuccino”, Non si può restare inerti o solo spettatori della guerra e alla fine abbiamo scoperto che anche l’Ucraina è un paese europeo sul quale cadono incessantemente bombe e missili che stanno distruggendo le maggiori città del paese e uccidendo migliaia di vittime innocenti.
Siamo ormai dinanzi ad una periodica coazione a ripetere: dalla guerra del golfo all’abbattimento delle torri gemelle a New York che ci si illuse che potessero essere gli ultimi fuochi di un interminabile massacro di inermi abitanti di grandi città, ancora negli USA e poi a Parigi, a Colonia, a Madrid. Ed ogni volta bastano poche settimane per buttarsi dietro le spalle i contenuti e le immagini della serie di eccidi e di carneficine. Confesso il mio peccato che consiste nell’aver coperto di un velo della memoria quasi tutti gli eccidi di popolazioni inermi consumatisi negli ultimi decenni.
*Professore Emerito dell’Università Federico II di Napoli
Accademico dei Lincei
Immagine CCBY 3.0