Tra storia e leggende- di Antonietta Doria-
L’11 novembre di ogni anno si celebra San Martino, nella data della sua sepoltura.
Martino di Toures nacque intorno al 317 d.C. a a Sabaria Sicca, in Ungheria, avamposto dell’Impero Romano. Il nome fu scelto da suo padre, veterano, in onore a Marte, dio della Guerra. A dieci anni si trasferì con la famiglia a Pavia. A causa dell’editto imperiale del 331 che obbligava i figli di tutti i veterani ad arruolarsi nell’esercito romano, il giovane fu reclutato. Aveva diritto ad un cavallo e ad uno schiavo. Martino fece così e parte della guardi imperiale, truppe non combattenti dedita all’ordine pubblico, al trasferimento dei prigionieri e alla sicurezza di importanti personalità.
La tradizione narra che Martino, vedendo un mendicante seminudo sofferente per il tanto freddo, gli donò metà del suo mantello, in realtà la clamide bianca della Guardia Imperiale. Incontrando poi un altro mendicante, gli donò la restante parte.
Subito dopo i due gesti d’amore il cielo si schiarì e la temperatura si fece mite, come se fosse tornata l’estate. La notte seguente Martino ebbe in sogno Gesù, vestito del suo mantello militare che gli disse: “Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito“. Al suo risveglio Martino si ritrovò con il suo mantello intero.
Il periodo di san Martino è quello in cui anticamente venivano rinnovati i contratti agricoli, di qui il detto “fare San Martino”, ossia traslocare. San Martino divenne così protettore dei pellegrini e viandanti di un tempo e poi anche degli albergatori, cavalieri, fanteria, mendicanti, sarti, vendemmiatori.
Nella poesia del Carducci “San Martino” viene celebrata l’usanza di questo periodo, quella cioè di aprire le botti per il primo assaggio del nuovo vino. Nei versi di Giovanni Pascoli “Novembre” la lirica riecheggia la caducità di questo periodo dell’anno. Nel 1857 Stifter scrive uno dei suoi romanzi più celebri ” L’Estate di San Martino”.