Territorio, Strategie e Sviluppo- di Maria Gabriella Alfano-
Una riuscita manifestazione organizzata dal Touring Club Italiano sul Lungomare di Pontecagnano ha acceso i riflettori sulla pista ciclabile tra Salerno e Paestum e sullo stato di degrado in cui versa.
La pista ciclabile, lunga quasi venti chilometri, fu realizzata dalla provincia di Salerno, nel decennio di presidenza di Alfonso Andria compreso tra il 1994 e il 2004.
L’opera si inseriva nel più ampio progetto di riqualificazione della Piana del Sele che comprendeva una serie di infrastrutture strategiche tra cui la strada Aversana, parallela alla costa, destinata ad accogliere il traffico veicolare della litoranea che, liberata dalla mobilità automobilistica, sarebbe diventata un boulevard lungo il mare e l’arenile. Un’infrastruttura a servizio del turismo balneare i cui collegamenti sarebbero stati affidati a tram elettrici ad alta frequenza e alla pista ciclabile.
Erano quelli gli anni in cui, con grande risalto in tutto il Paese, vennero abbattute le oltre settanta costruzioni abusive costruite nel comune di Eboli, alle spalle della pineta che orla la costa. La Provincia, dopo il ripristino della legalità violata, volle occuparsi di quei luoghi e di coloro che li abitavano.
Uno straordinario progetto d’area vasta, quello della Piana del Sele, per dimostrare con i fatti che era possibile uno sviluppo rispettoso dell’ambiente, un progetto che si arricchì ulteriormente con i contributi interdisciplinari dei professionisti che parteciparono al “Concorso di idee” bandito in quegli anni per iniziativa dell’Assessore all’ Urbanistica.
Sul progetto complessivo per la Piana del Sele fu poi elaborato un articolato Studio di Fattibilità co-finanziato dal CIPE, utile alla Provincia per confermare la validità delle scelte operate, ma soprattutto per offrire all’imprenditoria e ai potenziali investitori strumenti utili e concreti capaci di orientare e supportare le scelte.
Lo studio di fattibilità affrontava anche il problema dell’erosione costiera. Se ne occupò la Wallingford Limited, società inglese leader in materia di studi meteomarini, che individuò soluzioni meno invasive di quelle che una decina di anni dopo sarebbero state scelte dalla Provincia.
Ho avuto il privilegio, quale componente del Settore Tecnico provinciale, di partecipare ad ogni fase dell’intensa attività che si svolse in quei dieci anni che portarono la Provincia di Salerno ad un alto grado di efficienza. Fondamentale fu l’approccio del Presidente e degli Assessori che ci resero partecipi del programma strategico dell’Amministrazione, volto a migliorare la qualità della vita della collettività.
Una programmazione all’ avanguardia il cui valore fu riconosciuto anche in campo nazionale. La provincia di Salerno si aggiudicò, infatti, il prestigioso premio di Urbanistica “Urbanpromo”, assegnato proprio al progetto della Piana del Sele che, in mostra a Venezia, fu tra i dieci più votati dai visitatori.
Tornando alla pista ciclabile, prima dell’avvio del progetto fu sottoscritto tra la Provincia di Salerno ed i comuni di Pontecagnano Faiano, Battipaglia ed Eboli un accordo di programma per il quale l’opera sarebbe stata consegnata ai comuni una volta conclusi i lavori.
Con altri colleghi mi occupai della progettazione e della direzione dei lavori, articolata in due lotti, il primo nel comune di Eboli, il secondo nei comuni di Pontecagnano Faiano e Battipaglia.
I lavori terminarono nel periodo di fine consiliatura. Fu eletto un nuovo Consiglio provinciale, un nuovo Presidente e una nuova Giunta. E niente fu come prima. Concluse le ultime fasi dei procedimenti delle opere in corso, non ci fu più alcun input per proseguire l’ambizioso progetto di riqualificazione della Piana del Sele. Lo Studio di Fattibilità, pubblicato e pronto per la distribuzione a imprese, operatori turistici, cittadinanza, commercianti, ecc. rimase chiuso nei cassetti e non fu più utilizzato.
Questa mattina ho attraversato in auto la litoranea focalizzando l’attenzione sullo stato della pista ciclabile. Ciò che ho visto non mi è piaciuto. Il degrado umano, sociale e ambientale e gli effetti del clima marino hanno avuto conseguenze gravissime. Le barriere in legno che separavano la pista dalla strada carrabile sono state divelte, in diversi tratti le erbacce hanno invaso l’intera corsia, in altri cassonetti e cumuli di rifiuti impediscono il transito. Il legno lamellare del caratteristico ponte sul torrente ASA (ricordo ancora quando fu installato all’alba con l’ausilio di due gru) è vistosamente ammalorato.
Intanto i ciclisti pedalavano sulle corsie riservate ai veicoli, non prendendo in alcuna considerazione la parte della carreggiata dedicata alle biciclette. E come avrebbero potuto?
Il Touring Club Italiano e la Fipsas hanno chiesto alla Provincia di Salerno e ai Sindaci dei comuni interessati di farsi carico della riqualificazione della pista ciclabile e delle azioni per promuoverne l’utilizzo (noleggio bici in prossimità di parcheggi, tour in bici alla scoperta dei templi, ecc.).
Non so se e quando si troveranno le risorse economiche per rimettere in uso la pista ciclabile, ma quanto espresso dai Rappresentanti Istituzionali e dalle Associazioni è un primo segnale positivo che lascia ben sperare.