Al Festival di Sanremo, Lorena Cesarini, da Suburra al suo monologo sul razzismo

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“Sono la prima nera a condurre da questo palco. Sono una romana de Roma”, ha esordito  Lorena Cesarini, la giovane attrice che è stata al fianco di Amadeus in questa seconda serata del 72esimo Festival di Sanremo, con la sua denuncia contro il razzismo.

Ma chi è questa giovane donna?

34 anni, nata a Dakas da mamma senegalese e papà italiano. Cresciuta a Roma si è laureata in Storia Contemporanea e ha continuato la carriera universitaria presso l’ Archivio Centrale dello Stato. Per mantenersi agli stdi ha fatto la cameriera in un pub, poi l’incontro della vita: una talent scout della Fandango l’ha vista per strada e le ha proposto un casting per il film “Arance e Martello”. La vita cambia all’improvviso, interpreta Isabel in Suburra, nel suo curriculum ci sono anche “Il Professor Cenerentolo”, film di Leonardo Pieraccioni , “E’ per il tuo bene” di Rolando Ravello (con Marco Giallini e Matilde Gioli) e la partecipazione in un episodio della serie tv “I bastardi di Pizzofalcone”.

Poi, il 1 gennaio 2022, la telefonata con Amadeus: sarà una delle co-conduttrici del Festival di Sanremo. Tanta emozione per il suo monologo sul razzismo.

“Sono nata a Dakar e sono cresciuta a Roma, ho una laurea in Storia contemporanea, ho studiato anche recitazione. Sono un’attrice. Direi una vita abbastanza tranquilla come tante ragazze italiane, poi succede che Amadeus rivela al Tg1 il nome delle partner di quest’anno, e annuncia una certa Lorena Cesarini e infatti eccomi qua”… “Succede, però – prosegue – che dopo quest’annuncio scopro anche che non sono solo una ragazza italiana, io sono nera. Finora all’università, sul tram nessuno aveva mai sentito l’urgenza di dirmelo invece appena Ama ha detto questo hanno sentito l’esigenza di dirmelo. Forse per alcuni il mio colore della pelle è un problema”.

“Prima ci sono rimasta male perché non ero abituata, poi mi sono arrabbiata perché è il mio carattere, ma mi è rimasta dentro una domanda: ‘Perché?’, Perché alcuni sentono la necessità di pubblicare certi post? Perché c’è chi si indigna?, Perché c’è qualcuno che ha un problema con il mio colore della pelle?. Non sono qui per dare una risposta, ma io quando non ho una risposta mi informo da chi ne sa più di me”.

Così Lorena Cesarini prende in mano il libro “Il razzismo spiegato a mia figlia”, scritto da Tahar Ben Jelloun, scrittore franco-marocchino e legge:

“Inizia con la figlia che fa al padre una domanda: ‘Babbo: che cos’è il razzismo?’ E lui risponde: ‘È un comportamento distribuito in tutte le società tanto da diventare, ahimè, banale. Consiste nel manifestare diffidenza e poi disprezzo per le persone che hanno caratteristiche fisiche e culturali diverse dalle nostre’. Allora la figlia: ‘Quindi anche io potrei essere razzista, se è così diffuso?’. E lui: ‘No, un bambino non nasce con il razzismo nella testa, tutto dipende dall’educazione: a scuola e a casa. Il razzismo crede che lo straniero appartenga ad una razza inferiore ma ha completamente torto. Il razzismo non ha alcuna base scientifica, esiste un solo genere umano nel quale ci sono uomini, donne, persone di colore, di alta statura, o bassi, con attitudini differenti e varie. Tutti gli uomini e le donne del pianete hanno nelle vene sangue della stessa tinta, indipendentemente dal colore della pelle, perché un uomo è uguale a un uomo’.
A questo punto Mèrième fa un’ultima domanda: ‘Babbo, ma i razzisti possono guarire’? E lui: ‘Ma tu pensi che il razzismo sia una malattia?’. ‘Sì, perché non è normale che un uomo disprezzi un altro uomo per il colore della pelle’. Ed ecco la risposta del papà: ‘La guarigione dipende da loro, se uno si pone delle domande, se dice: ‘Può darsi che io abbia torto di pensare come penso’. Perché quando uno riesce ad uscire dalle proprie convinzioni va verso la libertà”.

Poi, l’attrice aggiunge: “È fondamentale chiedersi perché per andare verso la libertà. Libertà da etichette, da frasi prestabilite, dagli insulti. E io mi auguro come Mèrième, protagonista di questo libro, di non perdere mai questa curiosità perché è quello che mi rende libera, e che mi renderebbe più matura”.

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