“Grazie” di Pennac al Piccolo Teatro del Giullare con Brunella Caputo

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di Sergio Del Vecchio-

In fondo è un gesto comune, a cui non si presta mai la dovuta attenzione quando lo si compie quotidianamente; oppure spesso non lo si compie affatto, per superficialità o maleducazione. Eppure dietro il semplice gesto del ringraziare si nasconde un mondo. Questo sembra volerci suggerire l’agile pamphlet del sempre arguto professor Daniel Pennac, edito nel 2004 e intitolato appunto “Grazie”, portato in scena liberamente da Brunella Caputo al Piccolo Teatro del Giullare di Salerno.

Lo spettacolo continua la stagione teatrale 2022-2023 iniziata a settembre, dopo il lungo e triste silenzio della pandemia e questo è sicuramente un motivo in più per tornare a riassaporare l’atmosfera del teatro ed in particolare quella sempre suggestiva dello storico teatro off salernitano.

Un’artista di cui non sappiamo nulla, nemmeno il nome, viene chiamata sul palco a ritirare un premio, non importa di quale arte ella sia esponente, un importante riconoscimento alla sua lunga ed importante carriera, “all’insieme della sua opera”.

L’artista che entra sulla scena dovrebbe essere sicura di sé nel compiere il rito dei ringraziamenti, ma è emozionata, goffa, indecisa, tentenna, scruta il pubblico e la giuria in cerca di un’ispirazione che non arriva. Vorrebbe avere fra le mani un discorso da leggere, ma dalle tasche del suo cappotto non esce fuori nulla. Non riesce a compiere a cuor leggero quel gesto che il pubblico è abituato a dare per scontato, ne sente invece tutto il peso, il peso di una grande responsabilità che dietro di esso si cela: la responsabilità di dare un senso al dire grazie.

Concepito dall’autore come un monologo intervallato da una didascalia, una voce fuori campo, nella messa in scena impersonata dal bravo Davide Curzio, il testo, dedicato all’amico Stefano Benni, ha il pregio di aprire uno squarcio nel sistema di valori che guida il nostro comportamento sociale. Una crepa cesellata con l’ironia dissacrante tipica di Pennac, abile a modulare un personaggio che dipana il suo ragionamento tra momenti di sconforto, slanci emotivi, ricordi d’infanzia e amare constatazioni.

Brunella Caputo, maschera perfetta per il testo di Pennac, riesce magistralmente a cambiare registro nei vari momenti del monologo, passando dal comico al drammatico, restituendoci le diverse sfaccettature di un personaggio affatto semplice, un po’ nevrotico, alla Woody Allen, ma soprattutto rendendo alla perfezione quel retrogusto amaro che alla fine dovrebbe rimanere in bocca allo spettatore intento ad applaudire con quel suo solito sorriso di circostanza mentre il sipario si chiude davanti a sè.

L’alternarsi degli stati d’animo dell’artista lasciano infatti che a predominare sia un senso di solitudine, quella solitudine che non ci abbandona nemmeno dopo aver pronunciato la fatidica parola: grazie.

La regia della stessa Brunella Caputo, senza sottrarre nulla alla natura del testo, rende lo spettacolo fluido e divertente, resistendo alla tentazione di rappresentare in modo statico l’autore dinanzi al suo pubblico, trovando soluzioni sceniche per evidenziare gli aspetti comici del monologo, inserendo momenti di interazione in cui anche il pubblico diventa protagonista.

Nel finale c’è una nota di speranza che allarga i cuori e riconcilia il misterioso autore premiato col mondo e con il suo pubblico: dopo tante amare riflessioni che lo hanno portato a riconsiderare i destinatari dei suoi ringraziamenti, finalmente l’artista sa, sa chi davvero possa meritare senza esitazione la sua gratitudine…

Di chi si tratta? Lo scoprirete solo al Piccolo Teatro del Giullare.

 

Fotografie a cura di Cristina Santonicola

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