Maria Ilva Biolcati, la “Pantera di Goro” degli anni 60, la “rossa” per la sua iconica, colorata e fluente capigliatura, in arte Milva, è deceduta nella sua casa milanese, nella quale si era ritirata da anni a causa di una progressiva quanto fatale malattia. Nel 2010 diede l’addio alle scene perché avvertiva già il peso che avrebbe dovuto sopportare a causa dell’Alzheimer che le avrebbe tolto le capacità motorie e la memoria. Una donna elegante come lei non avrebbe mai accettato di andare in scena, anche solo per una breve intervista, con un bastone o peggio in carrozzina. No, non sarebbe mai accaduto e dunque, il malinconico e discreto ritiro che solo una diva come lei avrebbe saputo abbracciare con la necessaria rassegnazione.
Ho assistito ad un suo recital a Napoli e a distanza di una ventina di anni ricordo ancora, con sorprendente lucidità, l’immagine di lei sul palco, con un abito lungo, nero, i suoi folti capelli e il cono di luce che la illuminava mentre si stringeva sul suo volto, sul finire di “Alexander Platz”, la sua canzone più famosa. Quando il buio riempì tutto il palco venne giù il teatro per gli applausi. Una standing ovation che durò moltissimo. Ero nelle prime file, dunque molto vicino al palco e a poca distanza da lei, fummo in molti a notare gli occhi lucidi per l’emozione in seguito a quegli applausi assolutamente meritati.
Del resto con Napoli e con la canzone napoletana ha avuto sempre un bel rapporto, tanto che nel 1997 la Polydor pubblicò un album, uno degli oltre 170 incisi in giro per il mondo e in svariate lingue, intitolato “Mia bella Napoli”.
In realtà Milva è stata l’artista italiana, forse l’unica, che è riuscita a creare un legame non banale tra la musica leggera e la musica più colta ed impegnata.
Considerata erroneamente una rivale di Mina e della stessa Vanoni (rivalità più volte smentita dalle interessate) è stata l’artista che ha partecipato quindici volte al festival di Sanremo senza mai vincerlo. Ma su questa cosa spesso ci scherzava perché non ha mai rincorso il facile successo, quello effimero proprio della canzone leggera.
Il suo grande amore fu per il teatro nato probabilmente con il suo debutto a l’Olympia di Parigi e consolidato con Giorgio Strehler grazie al quale sancisce il suo legame con il repertorio di Brecht, il grande drammaturgo tedesco.
Fu certamente questa la fase che le diede la fama di cantante “colta”, allontanandola per lunghi periodi dalla scena della canzone “leggera”. Milva però è stata un’artista impegnata su vari fronti e la canzone politica fu uno di quei fronti, una passione che testimoniò non solo con i suoi spettacoli ma anche con dischi quali “Canti della libertà” e “Libertà”.
La sua popolarità aumentò moltissimo quando inizia una proficua collaborazione con Franco Battiato, realizzando dischi che la porteranno dritta verso l’Olimpo della canzone italiana come interprete di canzoni d’autore di gran classe, uno fra tutti “Milva e dintorni” disco che contiene la già citata “Alexander Platz”. Naturalmente nei suoi oltre cinquanta anni di carriera non si è limitata a collaborare con Battiato, ma ha omaggiato autori e artisti della portata di Edith Piaf, Astor Piazzolla e Thanos Mikroutsikos per citarne solo alcuni.
Nel 2018 le fu dato, finalmente, un premio che avrebbe dovuto avere già da tempo, il premio alla carriera, che la figlia Martina ritirò per lei a Sanremo. In quella occasione lesse una bellissima lettera della madre come ringraziamento.
Ma è con le prime righe della lettera di addio alle scene che chiudo questo ricordo di Milva: «Dopo cinquantadue anni di ininterrotta attività, migliaia di concerti e spettacoli teatrali sui palcoscenici di una buona metà del pianeta, dopo un centinaio di album incisi in almeno sette lingue diverse, ho deciso di mettere un punto fermo alla mia carriera di interprete dal vivo». Ora possiamo solo ricordarla per quello che era, una grande artista, una grande interprete, colta, bella ed elegante ma soprattutto con una gran voce, e come spesso accade ne sentiremo la mancanza ora che non sarà mai più possibile vederla ed ascoltarla cantare se non attraverso uno dei suoi tanti dischi.