Folta la capigliatura, al collo un foulard e “infondo all’anima cieli immensi e immenso amore”, cantava l’uomo che regalerà con la sua voce libertà e ispirazione a generazioni infinite.
Ci lascia venticinque anni fa il polistrumentista, cantautore, arrangiatore e voce delle anime sincere, di lui oggi restano i testi universali e le interpretazioni di un uomo che dichiara sempre di non sentirsi originale, ma semplicemente Lucio Battisti.
Avanguardia pura quella sua vocalità e quello studio inarrestabile che lo proclama precorritore di un tempo e di una storia ancora da scrivere, ma un solo uomo non avrebbe scritto il racconto duraturo in musica e versi: Giulio Rapetti in arte Mogol corona il sogno di un’unione creativa che ha le chiavi nella diversità artistica dei due maestri, un paroliere estroverso ed un cantante intimamente delicato ed introverso.
Un sodalizio controcorrente negli anni di piombo che porta Lucio Battisti ad incantare con la sua voce, e a Mogol di poter scrivere della vita vissuta, dell’amore e dell’intimità mai pronunciata, mentre tutti scrivevano testi politici il credo poetico Battisti-Mogol è accolto nei “covi” delle coscienze, e con grande stupore si scoprì nascosta la collezione musicale del sodalizio nel covo di Via Gradoli delle Brigate Rosse.
Dieci anni di creazioni e intuizioni, di melodie su cui la sperimentazione delle parole era infinita: Mogol dichiara di inventare durante il lavoro creativo con Lucio il dialetto napoletano pur di accertarsi che la melodia potesse funzionare, cantavano inventando le parole in napoletano che ammettevano di non conoscere, ma se anche solo avesse funzionato la strada era quella giusta.
L’America e il mondo conoscerà l’italiano Lucio Battisti; David Bowie lo definì “il migliore in assoluto”, una evoluzione continua nel mondo del sapere musicale la sua, che corrisponderà ad un allontanamento dai Mass Media sempre più decisivo da parte dell’artista negli anni Settanta, quando il suo cambiamento musicale si fa concreto, legandosi alla figura del paroliere e poeta Pasquale Panella. La loro arte musicale è una forma nuova e lontana dalla poetica di Mogol e giunge al nosense, all’enigma, all’oscuro sentimentalismo; oggi come ieri differente dalla scia leggiadra che rievoca il sentimento unanime, destinato a rimanere eterno come il canto libero di Mogol per Lucio: