Uno alla volta, pian piano, ci salutano tutti. È la vita. Due giorni fa è toccato a Richard Wayne Penniman, per la storia il grande Little Richard, padre indiscusso del rock’n’roll, colui che spiazzò tutti con il suo anticonformismo, assolutamente inedito per quegli anni (parliamo degli anni ‘50 del secolo scorso) e che ha indiscutibilmente scritto più di una pagina nella storia della musica moderna e contemporanea. Ci ha salutati un mito, una figura iconica quanto seminale che ha motivato e ispirato altre grandi star in un periodo storico assolutamente unico ed irripetibile.
Nato a Macon in Georgia (USA), è cresciuto con la musica gospel ma fin dagli inizi della sua carriera riesce ad introdurre tensione ed energia nel r’n’b trasformandolo un una forma di rock’n’roll nuova per certi versi inedita fino a quel momento, dandogli la stura per esplodere in tutta la sua potenzialità.
Nel 1955 inviò un nastro con alcune sue composizioni alla Specialty Records ed ottenne subito un contratto, ma le prime registrazioni non furono abbastanza entusiasmanti. A quel punto Richard decise di mettere il piede sull’acceleratore e dopo qualche ritocco alle registrazioni venne fuori Tutti-Frutti, il brano che lo avrebbe fatto diventare il Little Richard che ancora oggi conosciamo.
Da quel momento la stravaganza e l’eccesso, non solo nella musica ma anche nell’estetica del personaggio (ciuffo esagerato e brillantinato, trucco sugli occhi, abiti attillati e sgargianti, movimenti espliciti ed osceni per l’epoca durante le esibizioni live) vennero elevati ad una vera e propria forma di arte che sconvolgerà non poco la bigotta (e razzista) America di quegli anni e diventerà ispirazione per altri artisti ma soprattutto darà vita al rock’n’roll più energico e dirompete molto apprezzato dai giovani di allora.
Agli inizia degli anni ’60 sia i Beatles (Paul McCartney in particolare) che i Rolling Stones furono molto attratti dalla musica di Little Richard (e in seguito anche altri grandi artisti si sarebbero ispirati a lui), ma intanto Richard, che già da qualche anno aveva sentito un certo richiamo verso la religione, iniziava ad attraversare un periodo non felicissimo dal punto di vista artistico, e gli anni successivi lo videro comparire e scomparire dalle scene abbastanza frequentemente. In realtà la musica e i gusti del pubblico stavano mutando rapidamente, altri artisti sul finire dei ’60 proponevano un rock piuttosto diverso e altrettanto innovativo rispetto a quello di Little Richard che non seppe individuare la strada giusta per evolversi rimanendo troppo legato al proprio cliché. In altre parole, non ”tirava” più come agli inizi della sua carriera artistica. Ebbe un ritorno favorevole agli inizi dei ì70 grazie ad un rinnovato interesse del pubblico verso un revival del rock’n’roll.
Durante il decennio degli anni Settanta fra alti e bassi artistici visse un lungo riavvicinamento alla chiesa che continuò anche negli anni a venire. Dopo piccole partecipazioni a produzioni cinematografiche, televisive e discografiche hanno contraddistinto la sua vita anche se è ufficialmente rimasto in attività fino al 2013 anno del sui ultimo concerto dal vivo a Las Vegas.
Per fortuna viviamo in un tempo in cui le registrazioni audio ci consentono di non dimenticare i gioielli del passato e per questo suggerisco di ascoltare i primi due dischi di Little Richard, rispettivamente “ Here’s Little Richard” (1957) e “Little Richard” (1958), senza dubbio le sue produzioni migliori di sempre.
Nicola Olivieri