-di Emanuele Petrarca
Si parla solo di quello che sarebbe potuto essere, ma per una volta scriviamo di quel che è e di quel che è stato.
Giuseppe Rossi, italiano nato in America, era il classico predestinato che avrebbe dovuto trascinare a suon di gol e giocate la Nazionale italiana.
Nell’immaginario collettivo di tutti il duo Rossi-Balotelli avrebbe potuto portarci in alto visto che, con caratteristiche differenti, avrebbero potuto completarsi a vicenda grazie ad uno smisurato talento.
Ma se Mario si è perso tra discontinuità di prestazioni e “balotellate” varie, Giuseppe, per tutti “Pepito”, Rossi è stato il genio più sfortunato che il calcio italiano (ma si può azzardare nel dire anche quello europeo) abbia mai vissuto.
Un talento così grande non lo si è visto da nessuna parte. Un giocatore che non faceva della stazza la sua arma migliore, ma era proprio quel basso baricentro a donargli una qualità nelle giocate e una velocità fuori dalla norma.
Pepito aveva la capacità di trovare la giocata giusta in qualsiasi momento e i suoi gol erano sempre belli, raffinati, preziosi gioielli di estetica calcistica.
Il suo fisico, però, non reggeva a quella grande quantità di talento e gli infortuni hanno caratterizzato tutta la sua carriera distruggendo la continuità di prestazioni che lo avrebbe reso, senza dubbio, il migliore.
Un rapido esempio, Giuseppe Rossi al Villarreal era assolutamente un genio devastante, nonché idolo del “Submarino” spagnolo, ma il 26 ottobre 2011 , nel corso di un match al Santiago Bernabeu contro il Real Madrid , si procura la rottura del legamento crociato del ginocchio destro: sei mesi di stop.
Rossi affronta la cosa con la maturità che l’ha sempre contraddistinto e rientra nei tempi previsti ma, il successivo 13 aprile 2012, in allenamento riporta un’altra lesione al legamento crociato anteriore del ginocchio precedentemente infortunato. Servono altri quattro mesi per tornare a giocare, ma ad ottobre si renderà necessario un altro intervento che allungherà lo stop di altri sei mesi. Il mondo si è ribaltato e intanto il Villarreal, senza il suo fenomeno, è retrocesso in Segunda División mettendo così fine nel modo più triste possibile al periodo più bello della sua lunga storia.
Ma per capire realmente la fortuna di aver vissuto, a venti alterni, Giuseppe Rossi basti pensare alla tenacia di questo interprete fantasioso della fase offensiva che, nonostante una tale botta, continua ad allenarsi e a sognare, perché il suo amore per il calcio è troppo grande.
Alla Fiorentina non abbiamo visto un semplice giocatore, ma una devastante versione di un fuoriclasse e il destino, dopo tanto tempo, gli dona l’immortalità quando nel 2013 batte praticamente da solo la Juventus in un clamoroso 4-2 che a Firenze ricordano ancora oggi come la più bella partita della storia Viola.
E’ il 5 gennaio 2014 quando, a seguito di un duro intervento di Rinaudo in una partita con il Livorno, si infortuna di nuovo al ginocchio. L’incubo peggiore del popolo viola si concretizza: il gioiello di cristallo è andato di nuovo in frantumi. I guai non abbandonano il ragazzo che salterà l’intera stagione e da questo momento in poi nulla sarà più come prima.
Non sarà ricordato probabilmente nei libri di storia calcistica, ma ogni tanto, quando penseremo a Pepito Rossi, non pensiamo a quello che poteva essere, ma a quello che è stato: un fuoriclasse che, come tutte le cose belle, potevi gustare solo poco alla volta.
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