Sportnews24 – di Sergio Del Vecchio
Dopo le novità di questi giorni, tra la nomina di Gianni Petrucci a Vicepresidente del Club e le notizie di mercato, con l’arrivo di tre rinforzi da poter mettere subito in campo e un occhio in infermeria per avere notizie soprattutto di Boulaye Dia, reduce dalla mancata partecipazione alla Coppa d’Africa, la Salernitana affronta il Genoa in un delicatissimo scontro a caccia di punti salvezza.
Che l’incontro sia sentito anche dalle opposte tifoserie lo si capisce quando ancor prima del fischio d’inizio un gruppo di tifosi granata ha cercato il contatto con quelli del Genoa, appena arrivati allo stadio. Sono intervenuti i celerini, sono volate bombe carta e parole grosse, ma il peggio è stato evitato. I tifosi liguri entreranno in curva Nord soltanto al nono minuto del primo tempo.
Gilardino viene da una striscia positiva ma deve fare i conti con gli assenti, De Winter e Messias, sicuramente le assenze per infortunio più pesanti, in difesa si sente il vuoto lasciato dalla partenza di Dragusin. Allora difesa a 3 con Vasquez, Bani e Vogliacco, centrocampo a 5, con il ritorno di Frendrup dal 1’, Strootman, Malinovskyi e Badelj, esordio per l’inglese Spence, in prestito dal Tottenham. In avanti l’ormai collaudata coppia d’attacco Retegui-Gudmundsson. Anche Pippo Inzaghi, che non vedrà la partita a fianco del suo ex compagno di squadra Gilardino per scontare la squalifica (al suo posto a bordo campo Maurizio D’Angelo) deve far fronte a diverse assenze: oltre a Boulaye Dia, già citato, Coulibaly, Pirola e Fazio. Nel modulo tattico ad “albero di Natale” viene promosso a partire dal 1’ il nuovo innesto Niccolò Pierozzi al fianco di Gyomber, Lovato e Bradaric. Novità anche a centrocampo dove c’è l’esordio in granata di Toma Basic proveniente dalla Lazio, al suo fianco Maggiore e Martegani. Dietro la punta Simy, Candreva e Tchaouna.
Dopo gli strascichi polemici contro le direzioni di gara delle ultime due partite, il designatore manda a Salerno un arbitro di peso e di esperienza come Daniele Orsato.
Il primo tempo – il gol di Martegani
Passa un giro di lancette e al primo affondo la Salernitana è già avanti. Simy inizia l’azione da centrocampo aprendo per Candreva, i granata sono in superiorità numerica, sono sei i giocatori che si fiondano in attacco. Candreva aspetta la sovrapposizione di Bradaric che arriva veloce a sinistra, l’assit al centro rasoterra è indietro dove Martegani si fa trovare pronto a piazzare il sinistro preciso sotto l’incrocio. L’azione in velocità e la scioltezza con cui è stata condotta e conclusa lascia presagire un risultato largo a favore dei padroni di casa, ma non sarà così. Il Genoa prende in mano il pallino del gioco e incomincia a mostrare il suo livello tecnico con i suoi giocatori più attesi: Gudmundsson, Retegui, Malinovskyi e Strootman che è un jolly del centrocampo, molto mobile, aggressivo in fase di recupero, uomo assist in fase di possesso palla.
Il pareggio di Retegui
Al 13’ il risultato è di nuovo in equilibrio. Azione veloce di Gudmundsson che supera il suo marcatore e apre per Retegui, il quale appoggia al volo con un delizioso tocco per Badelj al limite dell’area, Maggiore è in ritardo sui portatori di palla, Lovato abbozza un calcio volante in stile kung fu nel tentativo di anticipare l’avversario con il solo risultato di tagliarsi fuori dall’azione. Badelj mette palla a terra indisturbato, aspetta il posizionamento di Retegui che nel frattempo si è smarcato fra Pierozzi e Gyomber, e lo serve col sinistro in profondità. L’attaccante argentino naturalizzato italiano si trova la palla sul sinistro e scarica tutta la sua rabbia sul primo palo presidiato da Ochoa, il tiro è violento ravvicinato e con una traiettoria ad uscire che piega la mano del portiere. E’ il pareggio.
Dalla curva Sud incominciano a piovere oggetti vari, un noto snack al cioccolato chiuso nella sua confezione colpisce in faccia Retegui che sta esultando, l’attaccante prima va a terra come è comprensibile per la sorpresa, poi si rialza sportivamente come se nulla fosse. Strootman addirittura scarta una delle merendine piovute dagli spalti e se la mangia. Orsato invece non fa finta di nulla, recupera da terra quello che sembra un pezzo di calcinaccio staccato da qualche parte e sbandierandolo lo consegna al quarto uomo. Attendiamo gli sviluppi di questo episodio che, unito ai tafferugli pre partita, non lascia presagire niente di buono.
Si ricomincia, con la Salernitana che cerca di scuotersi, il Genoa ha preso le contromisure e ora difende a 5, in fase offensiva pressa con più giocatori in modo da impedire lo sviluppo di azioni come quella del primo minuto. A centrocampo i granata reggono bene il confronto con gli avversari, ma la costruzione del gioco è spesso macchinosa. Al 23’ Candreva, qualche errore di troppo che non ti aspetti per lui, tenta una delle sue giocate, un tiro ad effetto da fuori area da posizione angolata, con un coefficiente di difficoltà altissimo, il pallone esce non di molto dall’incrocio alla sinistra di Martinez.
I due nuovi innesti, Pierozzi e Basic, hanno portato una maggiore tranquillità in fase di possesso, si vedono meno palloni persi, è cambiato anche l’atteggiamento nella gestione delle azioni d’attacco, la manovra è più ragionata, c’è meno fretta di arrivare alla conclusione, tuttavia la Salernitana è poco aggressiva, sul tabellino di Orsato non ci sarà nemmeno un ammonito.
Il Genoa continua a controllare la gara, Fredrup è l’uomo in più sulla destra, il nuovo entrato Spence fa un’ottima figura sulla fascia opposta, appena trovano uno spiraglio i rossoblu sono pronti a ripartire in velocità. Al 33’ se ne vede un esempio chiarissimo, Malinovskyi taglia il campo da destra a sinistra con un assist millimetrico a pescare il solito Badelj in area, cross al centro al bacio a trovare la testa di Retegui stretto tra due avversari, colpo di testa parato a terra da Ochoa.
Il primo tempo si chiude con un’ultima occasione granata, da calcio d’angolo Maggiore sbuca alle spalle di Tchaouna e va ad indirizzare il pallone basso sul primo palo, Marinez si salva in angolo. Sulla successiva azione Martegani compie un bel gesto, inutile perché il gioco era fermo, calciando al volo da fuori con Martinez ancora una volta pronto alla deviazione volante.
La ripresa inizia senza cambi da entrambe le parti, senza cambio di passo da parte dei padroni di casa. Il Genoa ha definitivamente preso le misure ai granata che ora sembrano fermi sulle loro posizioni, non riescono più a creare superiorità numerica, l’esordiente Basic a centrocampo contribuisce a rallentare la manovra, Simy in avanti è statico ed è sempre in difficoltà nel controllo di palla, quando non viene anticipato da Bani o addirittura di testa da Vasquez che non è un gigante. In difesa aleggia sempre lo spettro dell’errore individuale che ormai sta diventando un marchio di fabbrica granata. Gyomber è costretto ad uno spettacolare recupero partendo da metà campo su Spence lanciato in fuga sulla sinistra.
Gilardino ha dato indicazioni ai suoi di controllare e ripartire sfruttando la velocità, la superiorità tecnica e gli errori avversari. E’ quello che succede al 54’. Natale ormai è alle spalle ma Lovato è ancora in vena di regali: nel tentativo di rinviare di testa un pallone innocuo verso Retegui sul vertice di destra dell’area di rigore, il difensore granata interviene con goffa leggerezza mancando il rinvio di testa e facendo carambolare la sfera sul braccio sinistro sollevato in posizione non congrua. Orsato è in posizione e non ha dubbi, nello stupore generale, trattandosi di una normale azione di gioco, indica il dischetto di rigore. Si incarica del tiro l’altro gioiello del Genoa, Gudmundsson, che non sbaglia spiazzando Ochoa.
E’ l’ennesima doccia fredda, che fa ancora più male perchè interviene in una fase della gara in cui il Genoa non si era praticamente ancora affacciato dalle parti di Ochoa. La reazione comunque c’è cinque minuti dopo. Martegani, ottima prova la sua, corre tanto e riesce a far bene entrambe le fasi, appoggia per Tchaouna che tenta l’affondo in area. Il francese naturalizzato è in crescita, ha disputato una buona gara, senza troppe sbavature, anche lui corre tanto ed è presente in quasi tutte le azioni. Il suo tentativo di incursione avrebbe anche successo se Bani non intervenisse di forza a stenderlo con una spallata a pochi centimetri dalla linea dell’area di rigore. Anche stavolta Orsato è puntuale nell’indicare il calcio di punizione e nell’ammonire il difensore del Genoa. Dal limite Antonio Candreva. Il tiro violentissimo e preciso si stampa sulla traversa con Martinez ancora con gli occhi al cielo a cercare il pallone. Ecco che si profila un’altra costante del campionato granata: la cattiva sorte. E’ vero anche però che se “la fortuna aiuta gli audaci…”, di audacia nella ripresa se ne vede poca. Anzi, al 67’ Gyomber fa correre un altro brivido sulla schiena dei 17 mila spettatori quando a centrocampo perde un pallone velenosissimo ad opera di Strootman rischiando un’altra beffa. E’ il momento dei cambi, Inzaghi cerca di imprimere velocità alla manovra, fuori Basic per Kastanos che va a destra, mentre Candreva si sposta sulla fascia opposta. In difesa esordio per Zanoli che sostituisce Lovato. Esce anche Tchaouna che ha speso tanto per Ikwuemesi.
La coppia Candreva-Kastanos è una delle cose che funzionano, i due si cercano, sanno mettere sotto pressione la difesa avversaria e creano occasioni di pericolo. Quello che è mancato loro è stato un finalizzatore: Simy, non in serata brillante, non è mai andato a caccia di palloni da indirizzare in porta, a dispetto del suo fisico da centro boa. Al 79’ si ferma per crampi anche Bradaric che ha disputato una buona gara sgroppando su e giù per la sua fascia. L’ultima fiammata arriva nell’assalto finale, Maggiore ancora di testa manda alto, ma il Genoa tiene bene anche nel recupero, dando implicitamente una lezione ai padroni di casa su cosa significa gestire il risultato negli ultimi minuti: Gudmundsson e compagni chiudono la gara in attacco, tra un fallo laterale e un calcio d’angolo.
Il dopo partita è tutto per Gilardino, che ha sottolineato le difficoltà della preparazione della partita viste le tante assenze, elogiando i suoi perché hanno saputo restare uniti. Tanta amarezza invece per l’ex compagno di squadra Pippo Inzaghi, per lui ancora determinanti gli errori individuali in una partita controllata in entrambe le frazioni di gioco in cui “perdiamo senza che il nostro portiere quasi tocchi palla”. Infine, anche se i numeri sono impietosi e direbbero altro, parole di fiducia e di speranza legate anche all’atteso rientro in campo di quello che è diventato un oggetto magico e misterioso che si chiama Boulaye Dia.