-di Emanuele Petrarca
Questa estate non ha ancora finito di raccontare meravigliose storie di sport azzurro, destinate ad entrare di diritto nei libri di antologia delle competizioni in cui l’Italia, quest’anno, ha partecipato.
Possiamo definirla, senza alcun timore, una grande “estate italiana” che è tornata a far gioire e sognare tutte le generazioni nel segno del nostro tricolore, portato con fierezza nel gradino più alto del podio perché, se la gioia era già tanta, immensa, quando l’11 luglio 2021 alle ore 23:54 tutta una nazione, meno che il “distratto” Gigio Donnarumma, era impazzita all’evidenza che la nostra Nazionale di calcio aveva compiuto l’impresa di diventare Campione d’Europa nella notte di Wembley, 53 anni dopo la prima volta, l’avvento dei Giochi Olimpici di Tokyo ha, nuovamente, attestato la bellezza di questa azzurra estate.
Sono attualmente 29 le medaglie vinte (superato lo score di Londra e Rio) che consegnano allo sport delle storie stupende e delle vittorie mai pensate prima d’ora.
Succede a tutti di sentire dentro di se’ la voglia di mollare tutto e arrendersi; di non avere la forza per continuare a perseguire un obiettivo o un sogno che, per un amaro scherzo del destino, sembra sempre sfuggire di mano. È successo a Gianmarco Tamberi, atleta di salto in alto, che 5 anni fa, a seguito di un terribile infortunio al piede sinistro, dovette rinunciare al sogno di una vita, ovvero partecipare alle Olimpiadi di Rio, per sperare in una miracolosa riabilitazione.
“Road to Tokyo 2020” scrisse l’atleta sul suo gesso e nonostante il percorso sia stato lungo e tortuoso, non ha mai mollato. Il ritorno all’agonismo fu difficile e ad aiutarlo ci fu il collega qatariota Barshim che gli disse “non mollare, prendi il tuo tempo e vedi che succede”.
5 anni dopo, il disegno del destino ha voluto che entrambi gli atleti decidessero per un “pareggio” che ha consegnato l’oro olimpico a tutti e due e Tamberi, con quel gesso tenuto vicino per tutta la competizione, è esploso nella gioia più grande, consegnando una delle storie di vita, di fiducia in se stessi e di carattere, più belle di sempre.
Succede anche che, nello stesso giorno, non hai nemmeno il tempo di metabolizzare l’impresa di Tamberi che ti ritrovi a stupirti per la medaglia più incredibile, inattesa e clamorosa della storia di queste Olimpiadi.
La risonanza delle medaglie provenienti dall’atletica è sempre stata di alto livello e tra le discipline più in voga c’è, sicuramente, la sfida di velocità nei 100 metri piani, attività agonistica per lo più sconosciuta all’Italia olimpica fino a quest’anno dove il nome di Lamont Marcell Jacobs è entrato nei libri di storia sportiva.
L’azzurro non solo ha centrato la prima finale mai disputata da un italiano ma, con un crono di 9’80’’, ha vinto l’oro olimpico, terminando la corsa con un abbraccio commovente con Tamberi.
Tamberi e Jacobs non sono altro che due facce della stessa medaglia (interamente rivestita d’oro) che però comprende tantissimi atleti che stanno combattendo per onorare la nostra nazione e per riportare l’Italia sulle prime pagine dei giornali mondiali, non perché considerata epicentro della triste e disastrosa pandemia del Covid 19, ma come nazione in festa per i propri primati.
In fondo è sempre stato così: nei momenti difficili, chi singolarmente e chi con la forza del gruppo, gli italiani hanno sempre dimostrato di saper tirare fuori il meglio di se.
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