salernonews24-Sport-di Emanuele Petrarca-
Fino all’ultimo secondo di questa interminabile semifinale di Euro 2020, abbiamo tutti avuto paura di credere in un traguardo che sembrava impossibile da realizzare. Fino al rigore tirato con serafica freddezza da Jorginho, avevamo timore di affidare alla Nazionale di Roberto Mancini i nostri sogni e le nostre speranze di rivedere il tricolore alzarsi nel cielo d’Europa.
Non si trattava di mancanza di fiducia verso una selezione che, fin dal primo momento, è stata additata come talentuosa, ambiziosa e bella da vedere, ma di semplice paura di non voler più rivivere le false speranze, tramutatesi in incubi, che le annate post 2006 (salvo alcune minime eccezioni) avevano riservato.
Ma oggi, dopo aver raggiunto la finale di Euro 2020, è giunta l’ora di crederci. L’Italia di Mancini non solo ha dimostrato di essere una squadra forte e con una proposta di gioco altrettanto convincente, ma ha ridato al popolo italiano, la voglia e l’orgoglio di sentirsi identificati e rappresentati dai colori azzurri.
Questa Nazionale, comunque vada l’atto finale, ci ha fatto innamorare, nuovamente, del nostro inno, dei nostri colori e della nostra bandiera ridonando quella fierezza identitaria che spesso dimentichiamo di avere e che solo nelle tragedie o nelle grandi imprese calcistiche, torna a farsi sentire più viva che mai.
Ieri, l’Italia, ha rappresentato un intero paese in tutti i suoi pregi: c’è stata la voglia di soffrire per il proprio paese, di lottare per esso; c’è stata l’arte e la bellezza tecnica di giocate come le parate di Donnarumma e la perla di Federico Chiesa; c’è stato anche il disfattismo e la paura di non essere all’altezza di una Nazione che portava una proposta tattica impossibile da emulare; c’è stato cuore, grinta e tanta passione da parte dei nostri che hanno lottato rispolverando quello che tutti chiamano “Catenaccio”, ma che per noi è semplicemente la rappresentazione di un pragmatismo tattico volto, si a difendere, ma anche a rispettare gli avversari e colpirli quando meno se lo aspettano e c’è stato persino il trionfo dell’inclusione sociale perché, ad oggi, senza un giocatore come Jorginho (non sminuendo l’apporto dato da Emerson e Toloi) questa Nazionale non avrebbe raggiunto le stesse vette tecniche.
La Spagna ha giocato meglio, ha gestito i momenti del match in maniera più ottimale e dopo il gol del pareggio di Morata, ha rischiato più volte di vincerla. Il Tiki-Taka spagnolo è più vivo che mai con nuovi ragazzi pronti a riportare questa selezione in auge, ma oggi era destino vincessimo noi e la lotteria dei rigori ci ha premiati.
Adesso manca un ultimo tassello, al Wembley Stadium, davanti a milioni di tifosi pronti a vederci sbagliare. Ma è giunto il momento di crederci, di prendere le nostre bandiere e di ricordare al mondo perché bisogna essere fieri di essere italiani.