Azeglio Vicini: l’uomo delle notti magiche

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SportNews24- di Emanuele Petrarca

Muore a Brescia all’età di 84 anni Azeglio Vicini, indimenticabile CT della nazionale italiana che nel 1988 arrivò alla semifinale dell’Europeo contro la fortissima Unione Sovietica e nel 1990 concluse il mondiale in terra italiana al 3° posto senza mai perdere alcuna partita, cedendo all’Argentina di Maradona solamente ai rigori.

Il nome di Vicini è e sarà indelebilmente legato a quelle incredibili notti del 1990 in cui una nazione intera si tinse d’azzurro per una nazionale tanto sfortunata quanto amata. Italia ‘90 fu più di un semplice mondiale, in quelle “notti magiche” tutto il mondo, calcistico e non, si concentrò per un mese sul nostro paese e sull’evento sportivo più importante del mondo. Quel mondiale unì l’Italia e la colorò di azzurro, ogni cittadino in quei giorni sfoggiava con orgoglio la maglietta di Bergomi, Vialli, Schillaci, grande protagonista e capocannoniere di quel mondiale e di tutti gli altri compagni sventolando la bandiera tricolore in mano.

La nazionale di Vicini certamente non fu vincente, ma viene ricordata come una delle selezioni italiane più amate sia come organico, perché, a cavallo tra l’89 e il 90 quasi tutti i top club italiani avevano vinto un trofeo (Napoli scudetto, Sampdoria Coppa delle Coppe, Milan Coppa dei Campioni, Juventus Coppa UEFA battendo la Fiorentina) e Azeglio Vicini decise di optare in una nazionale “ibrida” senza creare blocchi di giocatori provenienti da una singola squadra, sia perché, soprattutto, fu la squadra che maggiormente si avvicinò agli italiani. Da Milano a Torino, da Roma a Palermo, gli azzurri fecero sentire la loro vicinanza al popolo che accettò di buon grado di rimanere al loro fianco nelle vittorie e nelle sconfitte fino alla finale di consolazione (3°-4° posto) a Bari. Ogni città ha avuto la possibilità di respirare l’ambiente azzurro.

Ricordiamo con emozione l’allenamento svolto a Salerno, quando Azeglio chiese ai suoi “azzurri” di allenarsi il più possibile vicino agli spalti per essere realmente accanto ai tifosi, malgrado ci fossero pozzanghere e fango in quella zona. Per un mese Azeglio Vicini fece sentire gli italiani parte di un gruppo, una nazione unita da nord a sud grazie all’amore per la nazionale e lo spirito di vittoria. Vicini fu uomo a modo e comprensivo, amante del bel gioco, sostenitore delle proprie idee e del proprio modo di far calcio. Rappresentò anche un’immagine di signorilità, così come seppe gestire il momento del suo esonero. Riuscì ad essere comprensivo anche quando a Napoli, la nazionale italiana fu sonoramente fischiata dai tifosi partenopei stregati ancora da quel numero 10 con la maglia argentina che poche settimane prima gli aveva regalato lo scudetto, ma che in quella sfortunata notte sancì la fine del sogno azzurro.

Lo stesso Vicini tempo fa disse: “Meritavamo di vincere il mondiale, siamo stati sfortunati… ma conquistammo gli italiani e il loro supporto”. Ed è questo probabilmente il più grande regalo e ricordo che Azeglio ci ha lasciato nel momento della sua morte. Il ricordo di tante notti che, malgrado la sconfitta, furono talmente magiche da unire da Nord a Sud tutti gli italiani sognando un pallone ed un tricolore.

 

Immagine di Pubblico dominio

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