Ayrton Senna, il giorno in cui divenne “Magic”

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-di Emanuele Petrarca

Non servono presentazioni per poter parlare di uno dei personaggi più iconici della storia dello sport mondiale. Un ragazzo che, a cavallo tra gli anni 80 e 90, portò sulle spalle il peso di una nazione intera.

La storia di Ayrton Senna da Silva si divide perfettamente in due parti. La prima rappresenta la sua vita terrena che lo ha consacrato a genio delle quattro ruote, campione del mondo di Formula 1 ed esempio per le future generazioni che vedevano il lui qualcosa di inspiegabile, ma che li spingeva ad amarlo e idolatrare questo sport, quasi fosse un messia.

La seconda, inizia esattamente il 1 maggio 1994 quando il cuore di Ayrton smise di battere nei pressi della curva del Tamburello sita nel circuito di Imola che trasformò uno dei personaggi più interessanti della storia in una leggenda che trascende il corpo ed entra nella dimensione ultraterrena di divinità.

Non è un caso che, quello stesso anno, il Brasile vinse i Mondiali con un rigore sbagliato dal nostro Roberto Baggio che tirò troppo alto. Per molti brasiliani, quello fu il segno della presenza di Ayrton Senna a Pasadena.

Impossibile parlare di tutta la sua carriera in poche righe o di quello che, ancora oggi, rappresenta per questo sport ed è per questo che conviene immortalare un momento che per molti è IL momento della carriera di Senna. Ovvero, il giorno in cui Ayrton divenne “Magic Senna”.

Premettendo che “Magic” già lo era da tempo con sorpassi mozzafiato, giri (specie in qualifica) di immensa perfezione e imprese di grandi livello già agli albori della sua carriera, ma se c’è un gruppo di fotogrammi che raccontano Senna allora bisogna tornare al 14 maggio 1988 in cui Ayrton realizzò il “giro degli Dei”.

Montecarlo è una pista difficilissima perché molto stretta, ma era anche uno dei circuiti preferiti da Senna che si esprimeva sempre al massimo delle sue potenzialità. Quel giorno però, durante le qualifiche, quello non era più Senna, ma un’entità divina del mondo delle corse.

Il pilota entrò in un’altra dimensione, quasi in preda ad un’estasi mistica in cui il suo corpo si muoveva da solo e il ragionamento aveva lasciato spazio al puro e infallibile istinto.

Lo ammise stesso Ayrton che, quel giorno, ci fu un momento che non si sentiva più in macchina, guidava istintivamente come se stesse dentro un tunnel, andando oltre la sua capacità razionale.

Quell’anno, il brasiliano guidava la McLaren insieme al compagno di squadra e rivale per il titolo, Alain Prost per dare vita ad una delle lotte più belle della storia, ma quel giorno non ci fu storia.

Senna concluse primo le qualifiche ma con ben 1 secondo e 427 centesimi di vantaggio tra lo stupore generale. Da quel momento in poi, tutti capirono che c’era qualcosa di divino nel modo di guidare di Ayrton. Da quel momento in poi, Ayrton non fu più “solo” Senna, ma “Magic Senna”.

 

 

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