Marco Abbamondi e “Lands Puro Pigmento”

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Alla Galleria Bowinkel di Napoli sino al 30 giugno

Marco Abbamondi è un economista folgorato sulla via dell’arte. Laureatosi,ha continuato a coltivare la sua passione parallela,“Sono sempre stato affascinato e attratto dal lavoro manuale” racconta. Legni, plastici, modelli, la creazione non è mai mancata. “Poi, sono andato a lavorare in giro per l’Italia, anche a Milano, ho iniziato ad insegnare, e l’arte ha finito per prendere il sopravvento, occupando il tempo e lo spazio delle mie giornate.”

Abbamondi da circa dieci anni è artista a tempo pieno, una scelta difficile, ma che lo gratifica, e lo impegna costantemente. Ha partecipato a numerose collettive, e dal 2006 ha esposto sue personali sia in Italia, che all’estero, New York in particolare.

“Sono essenzialmente un autodidatta”, ammette, “ma ho sempre seguito il mondo dell’arte, girato per mostre, incontrato colleghi, approfondito il campo di ricerca.” Nelle ultime opere Abbamondi utilizza cemento e sughero, “quest’ultimo è tipicamente napoletano”, dice, “in genere ci ricorda il presepe; io lo riprendo in chiave contemporanea, aggiungendo del cemento, che è un materiale poveroe resistente, ma anche fragile se non viene armato”.

Dalla miscela del cemento, che è pur sempre derivante dalla natura, con la polvere di sughero, crea una pasta cementizia, “una vera e propria crema”, che va modellata in tempo utile, prima che irrigidisca.

“I materiali oggi usati nell’arte sono tantissimi”, racconta Abbamondi, “il cemento, per esempio, è utilizzato da molti anni. Io lo ripropongo in polvere grigia; in fondo è un materiale che l’uomo ha impiegato a scopi protettivi, ed è bello trasportarlo nell’arte.”

 

“Lands Puro pigmento” è la personale inaugurata il 15 giugno presso la Galleria di Paolo Bowinkel, a Napoli in via Calabritto n. 1. “Si tratta del prosieguo della mia collezione Lands”, spiega Abbamondi, “che riprende la natura, e soprattutto i campi arati e i colori della terra di ogni parte del mondo.” Abbondano, dunque, tinte come il beige o il marrone, colori realizzati attraverso l’uso di pigmenti che lo stesso artista recupera durante i viaggi.

“Non li sciolgo nell’impasto”, svela, “ma li utilizzo a livello puro. Sono colori naturali tratti dalle radici delle piante, o dalle pietre, e messi in questo modo più grezzo concedono una maggiore luminosità.” Esposte ci sono sette opere, tutte caratterizzate dai rilievi: la materia così plasmata segue l’andamento della natura, tra pianura e colline, con l’effetto di proiettarsi verso gli osservatori.

La mostra resterà aperta fino al 30 giugno, mentre a settembre uscirà il nuovo catalogo delle opere di Abbamondi, pubblicato da Rogiosi Editore.

Giorgio Coppola

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