
Le “Signorine buonasera…” e un’Italia che scompare
“Signore e signori, buonasera!”, si aprivano così le trasmissioni della Rai, con l’educazione di salutare prima le donne e poi gli uomini, e l’augurio rivolto a tutti di una piacevole serata. Erano gli anni cinquanta, l’Italia riemergeva dall’abisso delle guerre mondiali, e si avviava al suo massimo splendore, che, di lì a un decennio, sarebbe stato chiamato “boom economico”. La televisione entrava piano piano in tutte le case, sostituendo il fuoco del camino con le immagini in bianco e nero di una nazione che aveva voglia di sorridere e riflettere; e “mamma Rai” assurgeva a chioccia, ad amica e confidente. Accompagnava le giornate, alternando programmi, diventati poi veri e propri cult, a notizie, in un palinsesto creato a misura per l’intrattenimento. I volti dovevano per questo bucare lo schermo, entrare nelle abitazioni, diventare familiari, come un parente seduto accanto nei pranzi domenicali. Nacque così la figura delle “Signorine buonasera”, donne garbate, con i lineamenti incoraggianti e il sorriso di accoglimento, il cui ruolo era semplicemente quello di annunciare il prosieguo dei programmi. E invece divennero icone, irrinunciabili presenze delle serate degli italiani, mantenendo salda la loro posizione anche nei decenni successivi che ci avvicinavano alla fine del secolo.
Basterebbe qualche nome per far scendere una lacrima: Rosanna Vaudetti, Mariolina Cannuli, Nicoletta Orsomando, la mia preferita Maria Giovanna Elmi, Adriana Serra, e poi lei, Anna Maria Gambineri.
Resistettero a lungo, la televisione a colori regalò quelle sfumature che mancavano, il colore dei capelli, la luce degli occhi, le stoffe degli abiti. Ma anche loro furono travolte dall’arrivo del nuovo millennio, dal proliferare delle tv commerciali e delle programmazioni digitali. Ora sembra tutto troppo veloce, consumistico, i personaggi sono pirandelliani, non bucano più lo schermo, non hanno toni colloquiali, non addolciscono, anzi, provocano un sentimento opposto, aizzano, urlano, anche quando cantano. Sembra svanita la melodia, e la morte della Gambineri ci porta per un attimo una ventata di nostalgia, forse perché eravamo più giovani, più inclini ad innamorarci, più sereni. O, semplicemente, più veri.
Giorgio Coppola