di Graziella Di Grezia-
Valogno è definito un borgo d’ arte, ma per me è il borgo dell’amore.
Raggiungere questo luogo che vive una dimensione e un tempo scollati dalla frenesia del quotidiano a cui ci siamo piegati, non è una semplice gita fuori porta, ma un’ esperienza dell’ anima, un percorso in un luogo che prima di tutto è un confronto con se stessi e con i propri vissuti e priorità.
Chiamarsi per nome e conoscere le storie degli abitanti, toccare con mano un’arte visuale che si fa reale è una esperienza che non lascia indifferenti, neppure i più diffidenti.
Lasciando le strade provinciali del casertano, proseguendo in una lunga, lenta e curvilinea salita, si arriva in una piccola frazione popolata da soli settanta abitanti.
Dei tanti borghi dell’ Italia interna spopolati dalle migrazioni lavorative e familiari, ciò che rende unico questo centro abitato è un progetto: “I colori del grigio”.
L’ ossimoro cela una mission che è molto più profonda di quanto possa sembrare in prima battuta.
Valerio, figlio di Giovanni e Dora, i fondatori del Associazione di promozione sociale “Valogno Borgo d’ Arte”, ci racconta di come un paese grigio nelle sue pareti e nel profondo dell’ animo, è divenuto un paese a colori.
Da un lato, grazie alla realizzazione di opere di arte murale di grande valore artistico e morale, dall’ altra perchè l’ arte ha riacceso una speranza nella vita fin troppo grigia e statica degli abitanti del paese.
Artisti quali Ugo Liberatore, Sandro Caramagno, Alessandra Carloni, Emanuele Riccio, Angelo Rasile, soltanto per citarne alcuni, hanno fatto rivivere mura e vicoli del paese grazie a murales che raccontano la storia di persone, eventi, luoghi.
Per ogni murales una storia, per ogni vicolo persone, eventi, vite vissute e diversità.
Il vero valore aggiunto di questo luogo dell’ anima è l’ accoglienza della diversità come unicità e come possibilità per esplorare il mondo attraverso altri occhi.
Scrive cosi Martina Marino, una delle anime sensibili che a Valogno hanno trovato la giusta protezione morale e il sufficiente distacco da una normalità sterile e alienante.
Lo sanno bene Giovanni e Dora che hanno rifondato la loro vita partendo da una difficile realtà familiare e trasformandola in una opportunità di sostenibilità e di amore.
Valogno è divenuta cosi una comunità protetta di artisti e persone di profonda sensibilità, nonché di realtà vissute con difficoltà nelle convenzioni sociali; ospite di questo luogo è anche Alfredo Troise, l’ artista degli occhi grandi, che ha visto accolta la sua neurodiversità e che ha trovato un luogo di espressione e di comprensione.
Da Valogno, tra stradine tortuose e mura dipinte, si va via arricchiti, consapevoli che esiste un mondo migliore, dove l’ amore trova la sua massima espressione.
Dei murales che attraversano il paese, spicca la quadrilogia di Alessandra Carloni, autrice di murales dedicati all’ amore, con protagonisti volutamente dipinti senza occhi perchè, come ci racconta il nostro cicerone Valerio, “nei momenti più importanti della nostra vita possiamo prendere decisioni non con gli occhi ma col cuore”.