
di Cosimo Di Filippo-
Quando nel settembre 1943, il capitano medico delle forze armate alleate Ancel Keys, nato nel 1904 a Colorado Springs, fisiologo e nutrizionista presso l’Università del Minnesota, sbarcò sulle gialle spiagge di Paestum, iniziando di fatto la risalita della penisola ad opera delle stesse forze alleate, dovette trovarsi in una situazione ambientale non troppo dissimile da quello che aveva trovato in precedenza nelle altre regioni del Mediterraneo. La popolazione, che per la maggior parte era composta dai contadini del luogo e qualche sfollato proveniente dalla città di Salerno, al di là delle contingenti difficoltà legate allo stato di guerra, non aveva grossi problemi per il proprio sostentamento. Da sempre era abituata ad alimentarsi con prodotti della propria terra e in periodo di guerra la condizione del contadino era tutto sommato accettabile; riusciva comunque a sfamare se stesso e la propria famiglia.
I prodotti della terra erano rappresentati da frumento, cereali vegetali, pasta e pane integrale uova, formaggi poca carne derivante dagli animali da cortile che li popolavano. Poca carne rossa proveniente per lo più dai maiali che allevavano durante l’anno.
Il condimento era prevalentemente rappresentato dall’olio di oliva extravergine le cui olive provenivano dagli uliveti secolari presenti sulle colline adiacenti alla fascia costiera che nelle altre zone del Cilento.
La convivialità, comunque, era il vero condimento dei pasti cilentani. Le famiglie erano a dir poco numerose, e spesso si aggregavano altri componenti della famiglia dai nonni ai vari nipoti.
Non solo le abitudini alimentari e sociali avevano colpito il giovane capitano medico, durante la permanenza nella Piana del Sele.Ciò che trovò altrettanto interessante nello stile di vita dei cilentani era l’enorme dispendio di energia dovuta alla attività lavorativa della popolazione contadina di quei tempi.
Quando alcuni anni dopo, alla fine della seconda guerra mondiale, partecipò al primo “Convegno sull’alimentazione” che si tenne a Roma nei primi anni 50, alla presenza dei massimi esperti, Keys rimase affascinato dal dato della bassa incidenza di patologie cardiovascolari delle popolazioni della Campania e dell’isola di Creta. Proprio quello che lui aveva potuto intuire durante la permanenza in Italia meridionale.
Nel 1962, si trasferì a Pioppi, una frazione del comune di Pollica nel Cilento,
Pioppi divenne il quartiere generale dei suoi studi dove rima per oltre venti anni e morì nel 2004, all’età di cento anni. La dieta Mediterranea sul suo inventore funzionò a meraviglia!
Questa ricerca, pietra miliare della epidemiologia e della prevenzione delle malattie cardiovascolari. definita “Seven Country Study” iniziata nel 1958, aveva considerato 121763 individui, tra 40 e 59 anni e 16 coorti in sette paesi e precisamente: USA con una corte, Finlandia con due corti, Paesi bassi con una corte, Italia con tre corti, Jugoslavia con cinque corti (due in Croazia e tre in Serbia) Grecia con due corti, e Giappone con due corti.
Dopo decenni di indagine, giunse alla conclusione che l’alimentazione a base di pane, pasta, frutta, verdura moltissimi legumi olio extravergine di oliva, pesce e pochissima carne era la responsabile dello straordinario effetto benefico sulla popolazione locale.
I principali risultati ottenuti possono essere cosi rappresentati:
1. Il rischio cardiovascolare è direttamente correlato al livello di colesterolo
2. L’associazione tra livello di colesterolo nel sangue e rischio di malattia coronarica dopo follow-up da 5 a 40 anni è costante nelle diverse culture.
3. Colesterolo e obesità sono associati ad aumento della mortalità per cancro
4. In relazione alla Dieta Mediterranea il rischio cardiovascolare negli USA e nel Nord Europa ha di molto superato quello dell’Europa meridionale, tenendo conto di alcuni parametri quali: l’età, colesterolo, pressione arteriosa, fumo, attività fisica e peso.
5. L’indagine ha evidenziato l’importanza del modello alimentare, oggi riconosciuto come “Dieta Mediterranea”.
Nel 2010 l’UNESCO, ha dichiarato la Dieta Mediterranea: “Patrimonio orale e immateriale dell’Umanità”.
Gravissimo errore è considerare la Dieta Mediterranea solo dal punto di vista alimentare.
Il lavoro fisico dei campi del vecchio contadino cilentano, era estremamente dispendioso in calorie, e una alimentazione ipocalorica, povera di carni e grassi saturi di origine animale come strutto e burro, e ricca invece di grassi insaturi presenti nell’olio di oliva protettivi per le arterie, divenivano una formidabile fattore di longevità della popolazione stessa.
Alla base della Dieta Mediterranea, vi è quindi una alimentazione ipocalorica, ricca di fibre associata ad un enorme dispendio di energie.
Oggi il progressivo miglioramento nella società accidentale moderna delle condizioni socio economiche ha causato un cambiamento delle abitudini di vita.
Questo cambiamento ha portato alla meccanizzazione delle attività lavorative e dei sistemi di trasporto con riduzione dell’attività fisica nella vita quotidiana e, al contrario, un aumento permette un aumento della disponibilità di cibo ad alto contenuto energetico.
Per far fronte alla sedentarietà della vita quotidiana ricorriamo sempre più spesso all’uso di palestre o ad attività sportive, con la speranza che possano far perdere qualche caloria che abbiamo ingerito a pranzo!
I nostri nonni non avevano bisogno di palestre, campi di calcio o da tennis.
Loro tutti i giorni, dall’alba al tramonto, stavano nei campi …giocando a tennis…
La fotografia di copertina. tratta dall’Accademia Nazionale Dieta Mediterranea, ritrae il fisiologo e nutrizionia Ancel Keys.