-di Nicola Carrano-
Il Covid 19 ha invaso le nostre vite, trasformandole, in alcuni casi, annientandole. Le notizie si rincorrono e parlano di contagi e vittime divenendo ancor più difficili da sostenere quando poi, anche il lavoro, subisce una grave battuta d’arresto. Tutto diviene insopportabile. Tempi difficili di malessere di cui parliamo con la dott.ssa Lucia Massa, psicologa psicoterapeuta, esperta in ipnosi ericksoniana e mediazione familiare.
-Dr Massa, un periodo difficile che crea ansia, depressione, a volte con epiloghi tragici. Cosa sta succedendo?
L’ansia e il malessere generati dal Coronavirus e le inevitabili conseguenze economiche sulla popolazione hanno sicuramente influito sulla nuova ondata di suicidi che ha colpito il nostro Paese. Le cronache degli ultimi mesi, infatti, raccontano tante storie di suicidi e tentato suicidio.Il periodo più allarmante è stato quello della seconda ondata Covid e delle nuove restrizioni per contenere la pandemia. Il suicidio, protagonista di vari fatti di cronaca, è il segnale di un disagio intenso che porta l’individuo a togliersi la vita come soluzione estrema ad una situazione critica esistenziale che sta attraversando. Spesso sono imprenditori angosciati dai debiti, persone che hanno perso il lavoro, gente che non riesce a tollerare il dolore di un lutto, la paura di ammalarsi, quella di contagiare gli altri, l’isolamento prolungato, il senso di impotenza, la perdita di speranza, di prospettive future e tante altre situazioni che da oltre un anno vengono esacerbate dall’emergenza sanitaria, economica e psicologica che stiamo vivendo.
Tuttavia la maggio parte dei suicidi non avviene senza preavviso, ma è preceduta da segnali di allarme sia verbali che comportamentali e conoscerli può aiutarci a salvare vite umane. I segnali da non sottovalutare sono pensieri di morte, umore depresso, cambiamenti di comportamento, aumento del consumo di alcool e droghe, autolesionismo, l’agire in modo ansioso, agitato o sconsiderato, dormire troppo poco o troppo, ritirarsi o sentirsi isolati, mostrare rabbia o parlare di cercare vendetta, mostrare estremi sbalzi d’umore. E’ importante riuscire a riconoscere questi segni premonitori di suicidio, non lasciando solo chi li manifesta, chiedendo immediatamente aiuto a un medico, a un professionista della salute mentale e del benessere psicologico. Inoltre è fondamentale la prevenzione.
I ragazzi di oggi si riscoprono fragili, isolati nei loro mondi. Tutto è diventato più difficile anche e soprattutto per loro…
Le fasce più giovani della popolazione hanno risentito fortemente della pandemia. Nell’adolescenza vivere in gruppo è fondamentale per la socialità e contribuisce a formare la personalità. Più si riduce questa dimensione, più è facile creare situazioni di disagio. Le relazioni sociali, diventate sempre più virtuali attraverso l’utilizzo dei social network, hanno subito la significativa perdita del contatto diretto. Intercettare il disagio, soprattutto tra i più giovani, non è sempre facile, l’eventualità di un suicidio spesso è un gesto dettato dall’impulsività, dovuto a rabbia e frustrazione. A volte non c’è nemmeno la reale intenzione di farla finita, ma di manifestare comunque in modo eclatante il proprio malessere.
All’interno dei nuclei familiari sono aumentati i conflitti a causa di una condivisione obbligata degli spazi, di una forzata convivenza tra le mura domestiche. Tantissimi sono, insomma, i fattori ambientali e individuali, legati alla pandemia, che possono essere correlati all’aumento dei fenomeni suicidari nella popolazione.
Credo che in questa fase una buona strategia per allentare la tensione e risollevare gli stati d’animo, sia proprio quella di instillare sicurezze e speranze nella vaccinazione, per una risoluzione definitiva della pandemia. Non perdiamo mai la speranza, i migliori inizi capitano dopo i peggiori finali.
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