Il Prof Giulio Tarro, una voce fuori dal coro

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di Giuseppe Esposito-

A sentire il parere del professor Giulio Tarro sulla pandemia in corso vengono dubbi profondi sulla capacità della classe medica e politica nella gestione di questa emergenza. Il professor Tarro è stato sbeffeggiato da tutta la sequela di virologi ed infettivologi da passerella che passano più tempo negli studi televisivi che nelle corsie ospedaliere. Va però osservato che spesso i curricula di questi critici da talk show sono alquanto ridotti, quello del professor Tarro invece è di tutto rispetto.

Giulio Tarro è stato allievo di Sabin, lo scopritore del vaccino antipolio, è stato candidato per due volte al premio Nobel, di cui l’ultima nel 2015. Fu lui ad isolare il vibrione del colera negli anni Settanta e a debellare quello che fu definito il male oscuro di Napoli, cioè il virus respiratorio sinciziale che provocava una elevatissima mortalità nei bambini da zero a due anni, affetti da bronchiolite. Nel 2018 gli è stato assegnato, in America, il premio quale virologo dell’anno. Dunque si può ben dire che sia persona qualificata ad esprimere un parere su quanto sta accadendo oggi nel mondo e che tale parere andrebbe almeno preso in considerazione. L’ultima volta che il professore ha avuto modo di esprimere la sua opinione è stata la sera del 29 aprile, nel corso della trasmissione di Bruno Vespa “Porta a porta”, andata in onda intorno alla mezzanotte e quindi con pochissimi spettatori all’ascolto. Le opinioni del professore si possono sintetizzare nei punti seguenti:

Non serve un vaccino, ma occorrono cure antivirali o simili da somministrare nelle prime fasi della malattia prima che sopravvenga la necessità di ricovero in terapia intensiva. Ciò significa che è necessario pervenire ad una diagnosi precoce e non intervenire solo quando la situazione è precipitata. È esattamente l’opposto di quanto avvenuto in Italia.

La pandemia attuale non è paragonabile alla spagnola che attaccava tutto l’organismo e mieteva vittime tra i giovani debilitati e denutriti del primo dopoguerra. Quella attuale è divenuta una pandemia a causa della erronea risposta data dal sistema sanitario.

Nel giro di tre mesi è probabile che il virus scompaia da solo. Ipotesi questa ventilata anche da alcuni scienziati israeliani.

Gli anziani vanno protetti, ma bisognerebbe lasciar circolare liberamente il virus tra il resto della popolazione, con l’accortezza di cui al punto 1.

La decisione di tenere le persone chiuse in casa è stata dannosa poiché si son tenuti bambini e giovani lontani dai benefici apportati dalla luce del sole, dall’aria aperta e dal movimento.

Se il professor Tarro avesse ragione ci sarebbe davvero da disperarsi per i danni che la classe dirigente, sia medica che politica ha arrecato alla società tutta. Il colpo inferto alla nostra economia già precaria potrebbe addirittura risultare letale, anche a fronte della mancata solidarietà di pesi europei che invece di comportarsi da partners sembra che attendano nient’altro che la nostra rovina.

Il modello svedese.

Il giorno 29 aprile perfino il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhenam Ghebreyesus, nel corso di una conferenza stampa ha dichiarato che il modello di risposta più efficace a questa pandemia è stato quello svedese. In quel paese infatti le risoluzioni adottate non sono state quelle draconiane adottate da noi, ma è stato stretto un patto di fiducia tra le autorità e la popolazione, puntando semplicemente sulle misure igieniche, sul distanziamento sociale e proteggendo le persone che vivono nelle RSA. Da notare inoltre come l’opinione del dottor Tedros Adhenam siano oggi diverse da quelle espresse qualche mese fa, all’inizio dello scatenarsi della tempesta da coronavirus. Quelle espresse di recente sembrano invece collimare perfettamente con quelle del professor Tarro. Che vi sia allora una qualche speranza di uscire presto da quest’incubo che ci ha attanagliato tutti?

 

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