Ha un aspetto a corona questo nuovo ceppo di Coronavirus mai identificato prima nell’uomo, ha un nome scientifico Sars-Co-V-2, deriva da uno spill over o salto di specie e sta mettendo in ginocchio il mondo che si è fatto cogliere impreparato.
Ne parliamo con il Professore Paolo Maggi, docente di Malattie Infettive dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli e Direttore delle Malattie Infettive dell’Ospedale di Caserta.
-Sono 31.506 i casi di Coronavirus in italia. Contro cosa stiamo combattendo?
“Certamente contro la più grande pandemia degli ultimi secoli. Per trovare un evento paragonabile a questo dobbiamo ritornare al biennio 1918-1919, quando l’influenza Spagnola fece tra i 40 e i 50 milioni di morti. Va anche detto però che a quell’epoca non esistevano né gli antibiotici né tantomeno gli antivirali, gli ospedali non erano minimamente paragonabili a quelli attuali, e tutto si svolgeva nello scenario della Prima Guerra Mondiale. I mezzi di cui oggi disponiamo ci consentono di limitare moltissimo le conseguenze della malattia, anche se temo che nei Paesi in via di sviluppo il numero delle vittime rispetto alla popolazione potrebbe essere considerevolmente più elevato.”
-Qual è la vera origine del virus?
“Premetto che i virus sono una popolazione molto dinamica, che modifica continuamente le proprie caratteristiche per adattarsi meglio all’ambiente circostante. Un elemento che gioca un ruolo molto importante in questo è la ricombinazione di virus che vivono in animali diversi, uomo compreso. Vi sono alcune zone del pianeta, come la Cina, dove varie specie animali e l’uomo vivono a stretto contatto fra di loro, un po’ come succedeva in Europa durante il Medioevo, epoca non a caso funestata da molte epidemie. Con ogni probabilità il luogo dove è avvenuta la nascita e la diffusione di questo nuovo virus è stato un mercato di animali vivi (il wet market) dove passano milioni di persone al giorno, e dove vengono accatastati in gabbie sovrapposte gli animali più diversi. D’altro canto questo era già avvenuto in Cina nel 2003 con il virus della SARS, ed in Medio Oriente con il virus della MERS, anche questi Coronavirus.”
-Secondo risultati di test condotti negli Stati Uniti, resi noti dal Time, si tratterebbe di un virus esistente nell’aria, fino a 24 ore su carta e cartoni, fino a due giorni su plastica e acciaio. Il contagio può avvenire anche così?
“E’ molto improbabile. Perché quando si parla di resistenza all’ambiente non si tiene conto di altri due fattori fondamentali: il primo è che il virus perde la capacità di infettare molto prima di morire. La capacità di infettare di un virus è legata a strutture delicatissime che si trovano sulla sua superficie e che vengono rapidamente alterate dall’esposizione all’aria ambiente. Un altro aspetto che spesso non viene considerato è che qualsiasi microrganismo, per poter infettare, deve essere in concentrazione elevata: un oggetto per essere considerato pericoloso deve essere stato esposto ad una massiccia contaminazione con il virus, e molto di recente. Ma a questo punto basta lavarsi le mani e non portarsele alla bocca, al naso e agli occhi. Come abbiamo sempre detto.”
-Come distinguere la normale tosse dalla tosse da Coronavirus? L’infezione causa sempre una polmonite grave?
“La tosse da Coronavirus non ha caratteristiche che la rendono diversa rispetto a tutte le altre Per fortuna però la polmonite si presenta in una percentuale dei casi non superiore al 20%.”
-Quali sono le caratteristiche del farmaco adottato a Napoli e come agisce?
“Anche qui è opportuna una premessa. Le evidenze dimostrano che le polmoniti più gravi non sono tanto dovute all’effetto del virus, quanto ad una tempesta infiammatoria, che avviene nel polmone, scatenata dalla reazione al virus. In questo avrebbe un ruolo importante un eccesso di produzione nel tessuto polmonare dell’interleuchina 6. In diverse parti d’Italia stiamo iniziando a trattare i pazienti con polmonite grave con un farmaco antireumatico, il Tocilizumab che ha la capacità di bloccare gli effetti dell’interleuchina 6. Questo perché in Cina sembra aver dato buoni risultati in un piccolo numero di pazienti trattati. Si spera che questo possa essere confermato anche sui nostri pazienti, ma è ancora presto per avere dati conclusivi. E poi, va ricordato, ha senso usarlo solo nelle polmoniti gravi.”
-Voi quale farmaco utilizzate a Caserta, quale protocollo seguite?
“Stiamo seguendo i protocolli ormai in vigore nei grandi ospedali del Nord e ci stiamo servendo della loro esperienza. Utilizziamo una combinazione di un farmaco anti-HIV più un antimalarico, stiamo per iniziare anche l’utilizzo di un nuovo antivirale, il Remdesivir, che sembra funzionare sui Coronavirus della SARS e della MERS, e dello stesso Tocilizumab.”
-Dopo questa quarantena cosa dobbiamo attenderci?
“Se sapremo applicarla rigorosamente, potremmo attenderci il calo del picco. Ma purtroppo vedo ancora dappertutto comportamenti irresponsabili e temo che questo possa determinare un prolungamento dello stato di emergenza la cui durata non è oggi ancora facile da definire.”
-Perchè il Coronavirus non contagia gli animali domestici?
“Ogni virus si adatta ad un numero molto limitato di specie. Ne abbiamo avuto molte conferme nella storia: l’HIV e il virus dell’epatite C pur avendo grandi capacità di mutazione, non hanno mai attaccato gli animali domestici.”
-Come potranno incidere la primavera e l’estate sulla virulenza del virus?
“Non ho mai creduto ad un effetto risolutivo dell’aumento della temperatura atmosferica sull’ andamento dell’epidemia. Ricordo bene che nel 2009 l’epidemia di H1N1 scoppiò in un caldo settembre. Se non sapremo rispettare le regole sul distanziamento sociale il COVID-19 non sarà fermato dal caldo.”
-Quanto dovremo attendere per un vaccino?
“Potrebbero essere necessari due anni.”
-Da infettivologo e da uomo cosa pensa del modo in cui la gente si esprime sui decessi degli anziani:” -era anziano, sarebbe morto lo stesso-“
“Di fronte ad una qualsiasi malattia cerchiamo istintivamente di crearci scudi psicologici che ci aiutino a vincerne la paura. Ricordo quello che si diceva per l’AIDS: “si sono ammalati perché se lo sono cercato”, e spesso non era vero. Siamo sempre a caccia di comportamenti a rischio o caratteristiche che hanno gli altri, e non noi, che spieghino perché gli altri si sono ammalati e noi invece non ci ammaleremo mai. Questo può essere molto pericoloso, perché abbiamo visto che anche i giovani possono morire. Diventa poi inaccettabile se a prendere una posizione del genere è un medico o un politico. La nostra Nazione è grande anche perché abbiamo una popolazione anziana e in buona salute che altri Paesi non hanno, e che ci dà fondamentali contributi in ogni campo con la sua esperienza e lucidità. Andrea Camilleri è morto a 93 anni scrivendo pagine meravigliose fino alla fine. Chi avrebbe mai voluto dire: -che importa se è morto, tanto era vecchio-“
-Lo scrittore giapponese Haruki Murakami scriveva ” Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro che sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato”. Il pensiero vola ai medici e paramedici che lottano ogni giorno “sul campo”. Cosa vi porterete dietro da questa “battaglia”?
“Io lo so bene. perché ho vissuto un’altra grande e terribile epidemia: quella dell’AIDS, che ha plasmato tutta una generazione di medici e infermieri. Per i primi dieci anni non esistevano cure, e dovevamo accompagnare alla morte i nostri pazienti senza mezzi efficaci, cercando di guadagnare anche una settimana, anche un giorno di vita, nella speranza che arrivassero i farmaci. E poi sono arrivati. Lì ti accorgi che il cuore pulsante della medicina è uno solo: un uomo che si prende cura di un altro uomo. Se c’è questo si può far fronte a qualsiasi problema. Se questo viene meno ogni costoso farmaco, ogni sofisticata tecnologia, ogni ospedale superattrezzato serve a ben poco.”