A Pasqua la Pastiera, il dolce del 600 nato dagli dei con grano e fiori d’arancio

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Grano e fiori d’arancio- di Antonietta Doria-

Giambattista Basile (1566–1632) ne La Gatta Cenrentola, sesto racconto del Pentamerone, descrivendo i festeggiamenti dati dal re per trovare la fanciulla che aveva perso lo scarpino, menziona la Pastiera tra le delizie del banchetto finale e scrive: «E, venuto lo juorno destenato, oh bene mio: che mazzecatorio e che bazzara che se facette! Da dove vennero tante pastiere e casatielle? Dove li sottestate e le porpette? Dove li maccarune e graviuole? Tanto che nce poteva magnare n’asserceto formato.»

Dunque la Pastiera risalirebbe almeno al ‘600, il dolce  color oro, a base di ricotta, zucchero, uova, grano bollito nel latte dal profumo intenso dei fiori d’arancio, capace di far sorridere anche Maria Teresa d’Asburgo-Teschen, moglie di Ferdinando II di Borbone, soprannominata la Regina che non sorride mai.

Ma la Pastiera cela nel suo cuore una leggenda legata alla bella sirena Partenope, simbolo della città di Napoli. Ella dimorava nel Golfo tra Posillipo ed il Vesuvio ed ogni primavera emergeva dalla spuma delle acque per salutare le genti felici che lì vivevano e che ella allietava con canti  di gioia e d’amore. Ma una volta il suo canto rapì tutti gli abitanti che decisero che sette tra le fanciulle più belle le avrebbero consegnato doni preziosi della natura: farina, ricotta,  uova,  grano tenero, acqua di fiori d’arancio, spezie e lo zucchero. La sirena depose le offerte ai piedi degli dei che, mescolando i doni con arti divine, diedero vita alla prima Pastiera che era ancor più dolce del canto della sirena.

La Pastiera come simbolo di rinascita è legata alla leggenda del XVI secolo, dove tre pescatori  a causa dell’improvviso maltempo restarono in balìa delle onde per un giorno ed una notte nutrendosi con la Pasta di Ieri, fatta con ricotta, uova, grano ed aromi. La Pastiera aveva dato cioè una seconda vita ai pescatori.

E’ adornata con una grata di profumata pastafrolla, strisce che si intersecano, ma nulla deve essere lasciato al caso: le strisce devono essere sette, quattro in un senso e tre nel senso trasversale a formare i tre Decumani e i quattro Cardini  della città greca.

Ecco risorgere la planimetria dell’antica Neapolis: il Decumano superiore: via della Sapienza, via dell’Anticaglia, via Santi Apostoli.; il Decumano maggiore: via dei Tribunali.; il Decumano inferiore (Spaccanapoli): via Benedetto Croce, via S. Biagio dei Librai, via Vicaria Vecchia, via Giudecca Vecchia. I decumani si incrociano poi  a 4 cardini, i vicoli del centro storico di Napoli: Vico S. Gaudioso, via Atri, via Nilo, via Giovanni Paladino, Vico Limoncello, Vico Cinquesanti, via S. Gregorio Armeno, via Duomo, Vico Grotta della Marra, Vico Sedil Capuano, via delle Zite.

Il profumo della primavera, il color oro del grano, la ricchezza degli ingredienti, la laboriosità della ricetta fanno della Pastiera un dolce che racchiude sapori e leggende, amore e bellezza, tradizione e del territorio napoletano. Un dolce da regalare a Pasqua, alle persone importanti della propria vita.

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