Incendio del Faito, condannato il piromane- di Vincenzo Iommazzo-
C’era una volta una bellissima montagna sul mare, alta mille metri, ricca di vegetazione e animali… potrebbe cominciare così la (tragica) favola del piromane Cipriano De Martino, il sessantenne di Vico Equense accusato di essere il responsabile dell’innesco del disastroso rogo che, dal 15 agosto scorso, ha devastato per molti giorni i boschi del Faito, domato alla fine con l’incessante intervento di canadair, elicotteri, squadre di vigili del fuoco e volontari della protezione civile.
Sei anni e due mesi di carcere inflitti in primo grado, con rito abbreviato, dal giudice Giovanni De Angelis del tribunale di Torre Annunziata all’uomo ritenuto colpevole del reato di incendio boschivo con l’aggravante di aver messo in pericolo aree residenziali. Inoltre, in sede civile, dovrà riconoscere i danni alle Associazioni WWF, Pro Faito, VAS Verdi Ambiente e Società e al Comune di Vico Equense, costituiti parte civile nel processo.
L’imputato ha confessato il suo gesto, dando di volta in volta spiegazioni differenti che non hanno convinto gli inquirenti. Ha fornito infatti tre versioni dell’accaduto: sarebbe stato un fiammifero caduto per sbaglio a dare il via all’incendio, poi sempre un fiammifero, ma stavolta lasciato cadere per non scottarsi le mani, infine la bruciatura di sterpaglie accumulate sulla montagna degenerata in un rogo incontenibile. Ulteriori indagini potrebbero dare risposta alla sempre ricorrente domanda, cioè se dietro tale inspiegabile azione possano esserci stati mandanti.
Ne corso delle udienze gli avvocati del Wwf, Giovanbattista Pane e Guido Di Nola, hanno messo in evidenza che è bastato un fiammifero e il gesto assurdo e inspiegabile del “piromane di turno” per mandare in cenere un bene che appartiene a tutti i cittadini e per distruggere, in modo irreversibile, secoli di natura e paesaggio causando una tragedia che ha causato dissesto e desolazione nel cuore del Parco Regionale dei Monti Lattari.
L’incendio di vaste proporzioni è infatti uno degli eventi più devastanti per la biodiversità e agisce come fattore determinante sugli ecosistemi già sottoposti a forti stress ambientali come la siccità, l’urbanizzazione, l’erosione del suolo. Oltre al patrimonio boschivo distrutto, enormi sono i danni alla fauna: è stato calcolato che un incendio distruttivo in un ettaro può causare la morte di 300 uccelli, 400 piccoli mammiferi e 5 milioni di insetti.
“Siamo soddisfatti delle indagini svolte dagli inquirenti e dall’esito del processo che ci auguriamo possa essere un valido deterrente per folli incendiari e piromani – dichiara Claudio d’Esposito Presidente del WWF Terre del Tirreno – ma sia ben chiaro, tale processo individua solo uno dei tanti responsabili della tragedia del fuoco della scorsa estate che, complici condizioni meteorologiche caratterizzate da una lunga siccità, ha devastato estese aree del nostro territorio. Su tanti altri incendi i responsabili e le cause sono diverse e tutte da accertare. Ad esempio, è documentato come a Montepertuso di Positano i fuochi pirotecnici per festeggiare la Madonna, provocarono un devastante incendio in località S. Maria del Castello e sul versante sud/ovest dello stesso Faito; oppure i continui incendi di Monte di Torca e Crapolla a Massa Lubrense è plausibile che siano appiccati, con puntualità disarmante, dai “soliti” bracconieri, per poter posizionare i richiami delle quaglie e cacciare di frodo. Semplificare gli eventi incendiari con un’unica regia o strategia di fuoco criminosa, per quanto attendibile in taluni casi, rischia di non dare un quadro completo della drammatica realtà.”
Il WWF ricorda di aver inviato, proprio in piena emergenza estiva, un documento ai vertici del governo chiedendo pene esemplari contro i piromani, controllo e catasto degli incendi, prevedendo l’intervento delle Prefetture laddove i Comuni non si mostrino in grado di elaborare il catasto delle zone attraversate dal fuoco sulle quali, ai sensi della legge n. 353/200, sono impedite per 10 anni le nuove edificazioni, la caccia e il pascolo; la stessa associazione aveva chiesto la sospensione dell’attività venatoria e decisi interventi strutturali per affrontare il rischio incendi ed i cambiamenti climatici.
E’ sempre più evidente, in ogni caso, che ai fiammiferi o ai piccoli fiammiferai in proprio oppure eterodiretti, si debba rispondere con un’opera di gestione e controllo capillare del territorio da parte delle istituzioni, associazioni e cittadini accomunati dall’obiettivo che neanche un metro quadro del nostro paese possa rimanere senza affidamento e cura.
Fotografia a cura del WWF.