Estate di fuoco in Campania

0
136

Bruciano il Vesuvio, parchi e aree protette-

In questi giorni stiamo assistendo in Campania ad un angosciante evento che non è esagerato definire, purtroppo, storico. Il Vesuvio è circondato da una enorme nube di fumo che ha fatto pensare, in alcuni momenti, ad una eruzione e non sta meglio l’intera regione su molte aree della quale piovono ceneri, diossina e polveri sottili. Brucia una parte consistente del territorio a causa di incendi di natura quasi certamente dolosa, perché appiccati ad arte, in un periodo in cui le condizioni climatiche non favoriscono certo gli spegnimenti.

In Italia i boschi ricoprono circa dieci milioni di ettari, il 35% del territorio nazionale. Dalla metà degli anni ottanta ai primi anni del 2000, gli incendi hanno distrutto più di un milione di ettari di superficie boscata: un’estensione superiore a quella dell’Abruzzo. Il patrimonio forestale italiano, tra i più importanti e invidiati d’Europa per ampiezza e varietà di specie, costituisce un’immensa ricchezza per l’ambiente e l’economia, per l’equilibrio del territorio, per la conservazione della biodiversità e del paesaggio.

Ogni anno, però, capita di assistere in tutta Italia a un attacco a tale patrimonio per buona parte indifeso. Nella nostra regione, in particolare, dopo il Parco nazionale del Cilento e quello dei Monti Lattari, questa estate le fiamme stanno letteralmente divorando il Parco Nazionale del Vesuvio dove si è arrivati ad un incessante fronte del fuoco di 2 chilometri, con pericoli perfino per la popolazione.

E’ scattata l’emergenza ma, come sostiene Legambiente “Non esiste evento in Italia, ed in particolar modo in Campania più prevedibile e puntuale degli incendi estivi”. Non possiamo più considerarli un’emergenza, visto che ogni anno si ripetono le stesse scene; nonostante ciò, il Paese si fa trovare sempre impreparato ai primi focolai. Caldo, siccità, ma sopratutto affari criminali le cause principali che alimentano una vera e propria industria del fuoco. Le fiamme sul Vesuvio sono un pericoloso segnale di rifiuto di legalità. La quantità di ettari di boschi e pinete distrutti in pochi giorni costituisce un pesantissimo e grave affronto al patrimonio di natura e biodiversità della nostra regione.

“Gli incendi non si spengono, ma si prevengono”, ripetono gli esperti tra cui Davide Ascoli, affermato ricercatore in scienze forestali e Ugo Leone già presidente del Parco del Vesuvio. Ma in Italia è mai stato impostato un programma organico di prevenzione? Al contrario, per tutta risposta, è stato smantellato il Corpo forestale dello Stato scorporando le competenze tra due ministeri (carabinieri e vigili del fuoco) e sono state depotenziate le Comunità montane i cui addetti ben conoscevano i territori di competenza. In più una certa farraginosità organizzativa sempre affiorante, va a scapito della tempestività degli interventi.

Eppure è risaputo, anche dai non addetti ai lavori, che la prevenzione si può fare applicando quella che gli esperti hanno denominato la tecnica del “fuoco prescritto” consistente principalmente nella eliminazione preventiva di vegetazione particolarmente infiammabile, nel tenere pulito il sottobosco e nell’effettuare con regolarità la pulizia dei sentieri spartifuoco e il ripristino delle murazioni.

Claudio d’Esposito – Presidente WWF Terre del Tirreno – mette in evidenza un altro aspetto da non sottovalutare, vale a dire gli incalcolabili danni alla fauna sopravvissuta alle fiamme. Essa andrà presumibilmente a concentrarsi nelle residue aree rimaste indenni, molte delle quali classificate come “cacciabili”. Propone quindi la sospensione dell’annata venatoria in Campania per evitare un altro impatto negativo sui precari equilibri ecosistemici messi a dura prova dalle alte temperature, dalla siccità e dal fuoco.

Il Wwf chiede con determinazione di attivare immediatamente un controllo capillare del territorio e di aggiornare il catasto degli incendi previsto dalla legge quadro n. 353/2000 in materia di prevenzione e lotta agli incendi. Le devastazioni mettono a rischio la vita e il sostentamento di migliaia di cittadini, allontanano il turismo e provocano danni enormi a cominciare dal costo per la collettività di migliaia di ettari di capitale naturale persi per sempre.
Siamo in presenza di una situazione limite: per questo è necessario un intervento che da straordinario diventi ordinario, cambiando l’approccio verso le tematiche ambientali e prendendo atto che le mutazioni del clima impongono una elevata sensibilità di tutti, cittadini e istituzioni, verso la gelosa difesa e conservazione della natura. Nemmeno un metro quadro di territorio deve rimanere privo di sorveglianza e di protezione preventiva.

Vincenzo Iommazzo

Loading

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui
Captcha verification failed!
CAPTCHA user score failed. Please contact us!