Agire, anche a livello europeo, in termini di prevenzione, mitigazione ed adattamento
Alla vigilia del 34esimo anniversario del disastro in Valtellina che provocò 53 vittime, la Germania è oggi messa in ginocchio proprio da un’alluvione che ha già provocato oltre 100 morti e 1300 dispersi. Si aggrava anche in Belgio il bilancio delle vittime, in totale salgono a 108 le persone che hanno perso la vita a causa del maltempo in Europa.
“Una tragedia immane, dovuta all’impatto dei cambiamenti climatici su territori urbanizzati senza un’adeguata pianificazione territoriale, che ci fa capire quanto sia necessario agire, anche a livello europeo, in termini di prevenzione, mitigazione ed adattamento” è il monito di Arcangelo Francesco Violo, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi.
Un cataclisma che si verifica nello stesso periodo che 34 anni fa sconvolse la Lombardia: il 17, 18 e 19 luglio del 1987 la Valtellina fu investita da un violentissimo nubifragio che, in un paio di giorni, riversò nei punti più colpiti della valle oltre 600 mm d’acqua, quasi un terzo di quella che nella stessa zona cade in media in un anno. Centinaia di frane si riversarono nei torrenti quasi contemporaneamente facendo saltare tutti gli equilibri idraulici dei corsi d’acqua nella valle. Nelle prime ore del 28 luglio, durante le fasi inziali di intervento di valutazione dei danni e di gestione dell’emergenza legata a questo nubifragio, dal monte Zandila in Val Pola, si manifestò un fenomeno franoso rilevante che interessò un volume di circa 30 milioni di m3 di roccia e detriti che occluse il corso del fiume Adda determinando la formazione di un lago della capacità di circa 20 milioni di m3. Furono sommersi dall’accumulo di detriti gli abitati di Morignone e S. Antonio Morignone.
“L’alluvione del 18-19 luglio 1987 ha provocato sulla quasi totalità del territorio valtellinese e valchiavennasco dissesti che hanno avuto una grossa ripercussione su tutto il tessuto urbanistico, viario e idraulico della provincia di Sondrio, oltre a provocare 53 vittime, migliaia di sfollati, la distruzione di interi centri abitati, di strade, ponti e danni ingenti per un valore stimato in circa 4 mila miliardi di lire” afferma Roberto Perotti, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Lombardia.
“Innumerevoli i dissesti che si sono verificati in tale occasione, di differente natura e di dimensioni variabilissime che hanno avuto il culmine con la frana della Val Pola che ha completamente distrutto i paesi di Morignone, Sant’Antonio, Tirindrè, Aquilone, S. Martino di Serravalle – prosegue -. Nel 1987 l’Ordine dei Geologi della Lombardia non era ancora costituito – spiega Perotti – ma per la prima volta furono impiegati in emergenza geologi iscritti ad un Albo professionale”.
Per far fronte all’emergenza fu immediata l’attivazione della Protezione Civile e fu nominata una Commissione ad hoc composta dalle stesse persone che avevano operato durante la fase iniziale dell’emergenza.
“L’esperienza vissuta dalla Commissione, definita poi ‘Commissione Valtellina’, è stata straordinaria, sia per l’assoluta novità delle situazioni che si trovò a dover affrontare quotidianamente sia per la ricchezza delle esperienze umane maturate in quell’ambito molto difficile e di disperazione per la perdita di vite umane e per il confronto acceso che si manifestò in occasione della decisione da prendere a favore della tracimazione forzata o meno dell’accumulo d’acqua generato dalla frana” dichiara Rudi Ruggeri, consigliere del Consiglio Nazionale dei Geologi.
“L’evento della Valtellina segnò un momento importante per la gestione dell’emergenza relativa al rischio geologico in Italia e la commissione Valtellina fece scuola su come gestire l’emergenza coniugando il sapere di varie specializzazioni tecniche. In tale contesto, si rese evidente l’importanza della figura del geologo nell’affrontare sia la fase di emergenza sia la successiva fase di progettazione delle azioni di rimedio. Questo anniversario ci consente di riflettere sul fatto che, ancora oggi, non è stato sviluppato un piano nazionale specifico focalizzato sugli effetti del cambiamento climatico in relazione agli aspetti geologici del territorio come, ad esempio, il dissesto e la stabilità dei versanti” conclude il geologo lombardo.