Le elezioni viste dal centro: poco da salvare e tantissimo da ricostruire

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Elezioni Europee 2024
Elezioni Europee 2024

di Pierre De Filippo-

È stato un tracollo. Il centro politico, quello liberaldemocratico, in Italia non esiste più. Il fatto che né Stati Uniti d’Europa, la coalizione che teneva dentro Italia Viva di Renzi, Più Europa, i Radicali e il Partito socialista, né Azione di Carlo Calenda siano riusciti a superare la soglia di sbarramento è la testimonianza più lampante di un’onda, che non riguarda solo l’Italia ma l’Europa e l’Occidente tutto, che sta avvolgendo ogni cosa.

Un’onda di paura, scetticismo, diffidenza, prudenza esasperata. Così si legge l’avanzata delle destre, che nulla hanno più a che vedere con quel liberismo spinto degli anni Ottanta della Thatcher e di Reagan o della lenta evoluzione del pensiero conservatore, apertosi alla modernità.

Oggi destra è sinonimo di chiusura, ostilità, ghetto. E per questo è il centro, più ancora della sinistra, a rappresentarne l’antitesi. Ed è proprio per questo che oggi è così in difficoltà.

Queste le ragioni teoriche, quasi filosofiche. I massimi sistemi. Poi ci sono i fatti di casa nostra, del nostro piccolo giardino in cui non ci stanchiamo mai di litigare col vicino per un metro di terra o per una serata di barbecue.

Renzi, Calenda, la Bonino e via discorrendo hanno, in momenti diversi, tutti sabotato, chi più chi meno, il progetto di un polo centrista. Per egoismo, per miopia, per rancore. Se queste elezioni europee fossero andate diversamente, se perlomeno si fosse riuscito a salvare la faccia, se perlomeno qualcuno avesse potuto cantare vittoria e qualcun altro piangere sconfitta, allora nulla sarebbe cambiato. Tutto, gattopardescamente, sarebbe cambiato per lasciare le cose inalterate.

Invece, questo risultato impone una vera, autentica, sincera e seria riflessione. Perché il Paese ha bisogno di qualcuno che dica che il superbonus è stato il provvedimento più cervellotico e biasimevole che sia stato proposto nella storia dei governi italiani; di qualcuno che parli con onestà del sistema pensionistico e dei suoi limiti; di qualcuno, ancora, che affronti il difficile dossier delle migrazioni con cognizione di causa.

Sia ben chiaro, parlare a ragion veduta possono farlo tutti: i liberaldemocratici non hanno, in questo, l’esclusiva. Ma sono quelli che lo fanno con maggiore frequenza e questa cosa gli va riconosciuta.

Ed ora, che succede?

Staremo a vedere ma, questo è certo, qualcosa deve accadere per forza. Basta parlarsi contro, basta parlarsi sopra, dovrebbero tutti fermarsi e cercare di capire come procedere.

Tra passi di lato e congressi tardivamente convocati qualcosa si muove ma dovrebbe muoversi molto di più. E allora, al bando gli egoismi e i rancori, i leader facciano spazio. Perché se lo spazio c’è va occupato e se chi dovrebbe occuparlo non ha piacere a confrontarsi forse dovrebbe lasciare quello spazio ad altri.

Sempre perché, come diceva Craxi, in politica non c’è cosa peggiore del vuoto.

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