
di Pierre De Filippo-
Dopo aver ricevuto l’incarico in mattinata e dopo una riunione di oltre un’ora, poco prima delle 18 Giorgia Meloni varca la celeberrima porta in legno, presidiata dai corazzieri, che apre al palchetto rivolto ai giornalisti.
È la prima volta, in Italia, che una donna riceve l’incarico di formare un nuovo governo ed è la prima volta che lo accetta con successo.
È la prima volta di una Presidente del Consiglio dei Ministri, un momento storico per il nostro Paese – o nazione, come lei ha più volte definito la nostra Italia – comunque la si pensi.
Poi inizia il classico toto-ministri, quello definitivo. Meloni arriva da Mattarella con una agenda ricca di fogli e vi si trattiene per più di un’ora: tutti indizi che fanno presupporre l’accettazione dell’incarico senza riserva, come poi avviene.
Finisce, in questo modo, anche lo stillicidio dei giorni scorsi, dei foglietti a beneficio di telecamera, degli audio rubati, delle dichiarazioni a mezzo stampa.
Questa volta si inizia davvero.
Esce, si aggrappa ai microfoni e legge la composizione del governo: agli Esteri è confermato, dopo l’agguato berlusconiano, Antonio Tajani, ex presidente del Parlamento europeo e garante della posizione italiana nel mondo; insieme a lui, a fare da vicepresidente del Consiglio, ci sarà Matteo Salvini, al quale è affidato il ministero per le Infrastrutture e la Mobilità.
Ministero al quale Giorgia Meloni, con arguzia, ha sottratto i porti – quelli che Salvini voleva chiudere – affidando il nascituro ministero del Mare a Nello Musumeci, ex governatore siciliano, che si occuperà anche di Sud succedendo a Mara Carfagna.
Agli Interni è confermato, come da pronostici, il prefetto Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Salvini al Viminale e quindi vicino al numero uno del Carroccio.
Guido Crosetto e Adolfo Urso si scambiano di posto: il primo, indicato per lo Sviluppo economico, finisce alla Difesa mentre Urso, che aveva presieduto il Copasir (Comitato per la Sicurezza della Repubblica), va al Mise ridefinito Imprese e Made in Italy.
Alla Giustizia la spunta l’ex magistrato veneziano Carlo Nordio e all’Economia e alle Finanze Giancarlo Giorgetti, molto apprezzato in Italia ma forse meno conosciuto in Europa.
Farà sorridere e certamente sarà fonte di ironie quello che succede a Paolo Zangrillo – fratello del più celebre medico personale di Berlusconi – e Gilberto Pichetto Fratin.
In fase di lettura i due nomi vengono scambiati e dalle parti di Via della Scrofa se ne rendono conto quasi due ore dopo. Il primo si occuperà di Ambiente e Sicurezza energetica ed il secondo andrà alla Pubblica amministrazione.
All’Agricoltura ed alla Sovranità Alimentare siederà Francesco Lollobrigida, cognato della Meloni e suo uomo di maggiore fiducia; alla Cultura l’ormai ex direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, chiamato a dirigere il tiggì ai tempi del Conte I in quota Lega; al Lavoro Elvira Calderone, capo dei consulenti del lavoro e un tempo vicina a Renzi.
Istruzione e Università e Ricerca rimangono separate: alla prima va Giuseppe Valditara, uomo della destra storica ma ora vicino a Matteo Salvini mentre al secondo dicastero va Anna Maria Bernini, berlusconiana di ferro.
Al Turismo si insedia Daniela Santanché, che si troverà ad affrontare il pericolo tema delle concessioni demaniali, mentre alla Salute alla fine la spunta Orazio Schillaci, rettore dell’Università Tor Vergata di Roma.
Ai ministeri senza portafogli, in extremis resta fuori Maurizio Lupi. Al suo posto, ai Rapporti col Parlamento siederà Luca Ciriani, da poco rieletto capogruppo al Senato di FdI.
Alle Riforme è confermata Elisabetta Casellati, sulla quale Berlusconi aveva ingaggiato il braccio di ferro per la Giustizia mentre Roberto Calderoli si occuperà di Autonomie e Affari regionali.
Raffaele Fitto – ex berlusconiano, ex ministro, ex presidente della regione Puglia – siederà al dicastero degli Affari europei, coordinando le attività per il Pnrr e Andrea Abodi, manager sportivo, prenderà lo Sport e i Giovani, il ministero che, nel 2008, fu di Giorgia Meloni.
Infine, Alessandra Locatelli della Lega siederà alle Disabilità mentre Eugenia Roccella, tecnica d’area FdI, si occuperà di Famiglia, Natalità e Pari Opportunità.
Come sottosegretario alla presidenza – quel ruolo fondamentale che ebbe Evangelisti per Andreotti, Amato per Craxi e Letta senior per Berlusconi – andrà Alfredo Mantovano, anch’egli ex Alleanza nazionale e magistrato.88Che dire? Per ora poco o nulla.
L’eco lontana del sovranismo c’è – quello alimentare e quel preciso riferimento al made in Italy – ma è abbastanza stemperato. La vicinanza della Roccella al movimento Pro-Life farà storcere il naso a qualcuno; l’opportunità di dare la Difesa a Crosetto – che è imprenditore proprio del settore – anche.
Dopo il giuramento, martedì alla Camera e mercoledì al Senato, il governo Meloni chiederà e otterrà la fiducia, sostituendo Draghi.
Inizia una nuova era.