di Pierre De Filippo-
La manovra finanziaria è stata approvata lunedì 16 ottobre dal Consiglio dei Ministri. Ora passa al Parlamento, che dovrà discuterne e, eventualmente, modificarla anche se il diktat di Salvini è stato chiaro: “non presentiamo emendamenti e l’approviamo così com’è”.
Chissà se il Parlamento sarà disposto a legarsi le mani e ad abdicare al suo ruolo. Staremo a vedere. Al netto di ciò, che comunque non è una minuzia, passiamo in rassegna il suo contenuto, che qualifica sempre l’attività di un Governo, a cosa attribuisce priorità e a cosa meno, su quali capitoli si concentra e quali lascia sguarniti, quali ministeri privilegia e quali lascia sostanzialmente in braghe di tela.
Una manovra “prudente e realistica” l’ha definita la Premier Meloni mentre il Ministro Giorgetti ha parlato di “schiaffoni ai ministri” per farli recedere dall’idea di spendere la qualsiasi.
Una manovra che “cuba” – come dicono quelli bravi – circa 24miliardi, a cui se ne aggiungono altri 4 provenienti da un fondo integrativo. Va ricordato che solo qualche settimana fa – contravvenendo alla prudenza dichiarata – il Governo aveva chiesto al Parlamento di votare uno scostamento di bilancio, vale a dire ulteriore indebitamento, per una cifra di poco inferiore ai 16miliardi. In molti, opposizioni ed economisti, hanno messo in discussione la bontà della mossa.
Ma veniamo ai capitoli e partiamo dal più importante e sentito: il fisco.
Fisco. Il governo ha confermato il taglio del cuneo fiscale per un ulteriore anno. Di 7 punti per i redditi fino a 25mila euro e di 6 per quelli tra 25 e 35mila, è il lascito del tanto discusso Decreto del 1° maggio quando, ancora una volta in deficit, si era provveduto a ridurre il cuneo da luglio a dicembre. Il ministro Giorgetti si è detto “felice di questa ipoteca. Ogni governo, ora, dovrà confermare questo taglio…”. Ad averceli, i soldi. E, soprattutto, di propri, non quelli che ci prestano i mercati. Costo: 10miliardi. Sempre sul capitolo fisco, per quest’anno – l’incostanza è l’unica costante – gli scaglioni dell’Irpef si ridurranno: da quattro a tre. I redditi più bassi verranno tassati di meno. Costo della misura: 4miliardi circa.
Pensioni. Il capitolo “pensioni” è sempre quello più scottante anche perché in tanti – Meloni e Salvini in testa – ne hanno fatto una battaglia ideologica: “a morte la Fornero” (intesa come legge e come persona). Ed invece, sostiene Giorgetti, “la Fornero non si tocca perché ha concorso a migliorare i conti pubblici”. Abbandonata quota103, quest’anno approdiamo a quota104 (63 anni e 41 di contributi). Anche rispetto alla flessibilità (Ape social, Opzione donna) si assiste ad una stretta. In sintesi, andare in pensione prima del tempo quest’anno sarà più difficile.
Sanità. Era il tema dei temi, perché il Ministro Schillaci si era tanto esposto chiedendo a Giorgetti almeno 4miliardi. Ne sono arrivati poco più di 3, di cui 2 per il rinnovo dei contratti degli operatori sanitari. Una spesa comunque doverosa. Il restante miliardo andrà ad abbattere, si spera, le liste d’attesa con maggiori fondi spendibili negli ospedali convenzionati.
Asili nido e congedi. Altro tema dirimente. Il Governo ha raccontato l’importanza di investire sulla natalità, onde evitare una sostituzione etnica che ci metterebbe in minoranza. In manovra è previsto un mese in più, opzionale, di congedo parentale fino ai sei anni del figlio e la previsione di asili gratis per il secondo figlio. Due consigli, a questo proposito: il primo è quello di costruirli prima, gli asili, visto che stiamo disattendendo le previsioni del Pnrr in materia; in secondo luogo, di parificare prima i congedi tra papà e mamma se veramente vogliamo che il gap si riduca, prima di aggiungerne forfettariamente degli altri. Costo: 1 miliardo.
Ponte sullo stretto. 12miliardi di euro da qui al 2038 per il Ponte sullo Stretto. Per collegare “la Sicilia all’Europa” dice Salvini. “Carta canta”, aggiunge. Circa mezzo miliardo di euro per quest’anno, per iniziare. E poi si vedrà. E noi, qui, staremo a vedere.
Canone Rai. Il canone Rai scenderà dagli attuali 90€ a 70€. Ma, al tempo stesso, il Governo prevede di erogare alla Tv di Stato circa 500milioni per coprire il mancato gettito. Una partita di giro.
Questi i capitoli più importanti, non gli unici chiaramente. Una manovra prudente? Viste le proposte da sogno prospettate in campagna elettorale, certamente sì. Ma due appunti.
Il primo: lo scostamento di bilancio non pare giustificato. Ulteriore debito non fa altro che restringere, in futuro, le maglie del bilancio. Perché gli interessi passivi crescono e vanno pagati.
Il secondo: ha ragione Giorgetti a parlare di “ipoteca” in riferimento al taglio del cuneo e a quello dell’Irpef. Quando non hai i soldi per tagliare le tasse e lo fai in deficit è sempre un’ipoteca. E le ipoteche non sono mai positive.
Ora la palla passa al Parlamento. Riuscirà a toccarla?