Al via la conferenza di Roma sull’immigrazione

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di Pierre De Filippo-

Si apre oggi, alla Farnesina, la conferenza di Roma sull’immigrazione fortemente voluta dalla Premier Meloni, che cerca, non senza qualche difficoltà, di catturare le briglie di un fenomeno ampio e complesso che continua incessantemente a dispiegarsi.

Sono oltre ottantamila gli immigrati arrivati quest’anno sulle nostre coste, quasi tre volte il numero dello scorso anno. Arrivano dalla Tunisia – le cui condizioni economiche, oltre che quelle politiche, vanno sempre più a deteriorarsi – e dalla Libia, che continua ad essere una zona franca del mondo, senza confini e senza poteri.

La Premier guarda con attenzione a Tunisi: primo Paese a svegliarsi e a dar vita alle cosiddette «primavere arabe» ormai più di dieci anni fa, da qualche anno è scacco di un rigurgito autoritario imposto dal Presidente Saied, che si è scritto una costituzione su misura e governa senza andare troppo per il sottile. Il Paese è indebitato e necessiterebbe di prestiti, il Fondo monetario internazionale s’è proposto ma chiede delle garanzie in cambio, che Saied non è disposto a concedere. La Meloni, con Von der Leyen e Rutte (ormai ex Premier olandese) sono scesi a Tunisi già un paio di volte per cercare una soluzione che ancora si prospetta difficile.

In Libia la situazione è migliore rispetto a qualche anno fa ma certamente non risolta: ci sono sempre due poli – Tripoli e Tobruk – che non accettano di riconoscersi reciprocamente. E delle elezioni politiche che, previste per il dicembre 2021, non sono state ancora celebrate.

In mezzo, deserto, solitudine e dramma. Quello di Sfax, in Tunisia, da dove oggi parte la maggior parte dei migranti, e dalle coste libiche, che fanno il resto.

Le immagini di quella donna e di sua figlia, morte entrambe nel deserto di sete, rappresentano ancora una costante, un’immagine con la quale continuiamo ad avere tragicamente familiarità.

Dunque, la conferenza di Roma.

Un’occasione per riunire attorno allo stesso tavolo politici europei, africani e mediorientali, ed istituzioni economiche. Riunirsi per discutere. E questa è già un’ottima notizia.

Anche se. Anche se, dalle interviste rilasciate da esponenti del governo, pare di capire che l’obiettivo di fondo – “fermare l’immigrazione illegale”, dice la Premier – non sia cambiato. E questo non è certamente un problema o un crimine. Chi non vorrebbe fermare qualcosa di illegale? Ma in politica estera e diplomatica sono i dettagli a fare la differenza e pare manchi ancora una volta una visione complessiva delle cose.

Il Piano Mattei – nome astuto e patriottico – è ancora su carta anche perché non si capisce bene chi dovrebbe implementarlo e, soprattutto, con quali soldi. Quelli italiani? Sarebbero poca cosa; quelli della solidarietà europea? Auguri. Staremo a vedere.

Ribadisce ancora la Premier la necessità di insistere, come si sta facendo con la Tunisia, con l’esternalizzazione delle frontiere. “È la Tunisia che sta, praticamente, attuando il blocco navale che noi proponevamo”, dice il viceministro Cirielli.

Anche qui, con grande attenzione. C’è già capitato di esternalizzare le frontiere, lo abbiamo fatto con la Turchia di Erdogan, che s’è presa bei miliardi e poi ci ha ricattato spedendoci i siriani ogniqualvolta l’Europa ha detto “no” a qualche sua richiesta.

Sorvolo sugli aspetti critici che mi paiono meno rilevanti in questo momento – l’assenza di Francia e Germania e la presenza di autocrati come Saied e l’egiziano Madbouly, entrambe le cose fanno parte del “giuoco delle parti” – per ribadire un punto di fondo.

Finché l’approccio sarà quello di negare la radicalità e la resilienza del fenomeno, finché ci barcameneremo, tra il passionale e l’ipocrita, circa la necessità di bloccare i clandestini, senza guardare la questione in tutta la sua profondità, finché non metteremo da parte ogni forma di pregiudizio e di latente fastidio con cui affrontiamo l’immigrazione non ci sarà nessuna possibilità di gestirlo in maniera efficace.

Su questo punto, dal governo è lecito attendersi solo una cosa: coraggio.

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