La leggenda narra che il bucaneve sbocciò ai piedi di Adamo ed Eva quando vennero puniti e cacciati dall’ Eden, assurgendo a simbolo della consolazione. Un soffio di un angelo trasformò poi i fiocchi di neve in graziosi fiori a forma di campana.
Perenne, erbacea, eretta, la pianta di bucaneve appartiene al genere Galanthus, di derivazione greca e ci ricorda il suo essere un fiore bianco, (da gala latte, bianco come il latte) e anthos, (fiore); il nome della specie è nivalis, rifacendosi alla fioritura precoce tra la neve, tra la fine di gennaio e febbraio. Il bucaneve è infatti conosciuto anche come Stella del mattino, proprio perchè è uno dei primi fiori ad apparire nel nuovo anno.
Presente nei sottoboschi dell’Italia settentrionale anche oltre i mille metri, il bucaneve è un gentile fiore bianco con tre petali interni sfumati di verde, a forma di campana, associato al passaggio dall’oscurità dell’inverno alla luce della primavera e per questo simbolo di speranza e di purezza.
In terra moldava si racconta che la Primavera, incarnata da una bella fanciulla, si ferì ad un dito e alcune gocce di sangue caddero sulla neve. Proprio in quel punto nacquero i primi bucaneve, portatori di primavera.
Fiori della purificazione, sono utilizzati nelle chiese il 2 febbraio, Giorno della Candelora; simbolo di virtù e simpatia secondo il Linguaggio dei fiori, sono citati nell’Odissea, come l’erba magica che curò Ulisse contro i sintomi del veleno di Circe.
Il fiore è presente anche in Inghilterra, introdotto dalla Regina Elisabetta e prelevato proprio dalle zone selvatiche dell’Italia alpina.