
Il pellegrino della luce ha in mano due pietre
e dietro la folla della gente che non vede e non sente…
Sono versi delicati quelli di Ndue Ukaj (1977) poeta, scrittore, critico letterario e pubblicista kosovaro, opere del quale fanno già parte in varie antologie nazionali e non; tradotto in inglese, spagnolo, italiano, rumeno, finlandese, cinese, svedese e turco. Autore di: “Discorso biblico nella letteratura albanese”, studio letterario; delle raccolte poetiche: “Cascate di metafore”; “Godo non arriva”; “L’arca della salvezza”; “C’è sempre qualcosa che manca”; “La creazione dell’amore”; del saggio “Ismail Kadare: Intersezioni letterari e culturali” e di “Il regno dei sogni” racconti 2021. “Godo non arriva”, è vincitore del premio nazionale “Azem Shkreli” come miglior libro di poesia nel 2010 in Kosovo. Vincitore del Festival Internazionale di Poesia, “I giorni di Naim”. La rivista letteraria The International Poetry Transation And Research Center, pubblicata in Cina nel 2014, lo ha classificato come uno dei migliori poeti pubblicati nel 2013 in questa rivista. Ha inoltre vinto il Creativity Prizes Award ai Literary Prizes 2016 di Naji Naaman.
Il pellegrino della luce
nell’oscurità attraversa il deserto e dietro c’è un fiume.
Il ponte è distrutto
e i suoi occhi sono stanchi.
Al di là,
al di là è la Terra Promessa.
Il pellegrino della luce ha in mano due pietre
e dietro la folla della gente che non vede e non sente.
Come le folle della mia città.
Le sue gambe tremano davanti al cespuglio infuocato
ogni volta che gli viene promesso il sentiero della felicità.
Le strade sono vuote, come una città senza cultura.
Là i culti del tempo sono grandi
quanto il vitello d’oro e le assemblee insignificanti.
Là l’arca della fiducia donata è senza guida lungo la strada.
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La stella
Tu segui la stella e dici
lì è sospeso il tuo sguardo.
Come una bandiera bagnata nel castello abbandonato
dove sono rimaste solo tracce
e gemiti di un suono che non c’è più.
Tu parti con grandi passi
e non vedi le rovine
dove ti scontri con i tuoi desideri
che si sdraiano a terra.
La città geme,
come geme chi perde la sua amata,
l’uomo a cui non viene più mostrata la via del ritorno
nella terra promessa.
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Il nido d’amore
Come nelle acque turbolente,
là naviga invincibile l’arca della salvezza.
È il luogo dove trionfa la lingua di Abele,
dove i fiori parlano con suoni d’amore,
dove le traduzioni non sono necessarie,
dove i legami dei sentimenti sono fatti senza errori.
Dove si distruggono i pensieri selvaggi
come l’uomo si conquista dalla necessità di avverarsi
nella patria eterna
dove la pace biblica appare come nell’Eden.
(Traduzione di Denata Ndreca)