Genova Pontos – EuroMediterraneo in Dialogo

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Genova – Palazzo Ducale, Villa Bombrini, Acquario

27 – 28 – 29 novembre 2023

Genova mia città intera.
Geranio. Polveriera.
Genova di ferro e aria,
mia lavagna, arenaria.

Genova città pulita.
Brezza e luce in salita.
Genova verticale,
vertigine, aria scale.

Mi ripeto tra denti i versi di Litania di Giorgio Caproni, mentre mi avvio da stazione Genova Principe verso Acquario. Ho lasciato il sole lungo la costiera (probabilmente lungo Levante) e qua, è già sera. Al rumore della città si aggiunge anche il mio passo quasi silenzioso. La prima cosa che faccio quando arrivo in un luogo nuovo, è mantenere ciò che mi sono promessa di fare, ovunque io vada, ovvero, chiedere le informazioni che mi servono alla gente che incrocio per le strade dove cammino, in poco parole, respirare la voce del posto e, usare il navigatore solo in casi estremi.

Fa freddo soffice, si, e forse, anzi senza forse, qualcuno di voi che starà leggendo sta pure sgranando gli occhi e sta ridendo di questo mio inventare un freddo soffice, ma è così. A Genova – il freddo è soffice. Lo sento mentre mi si posa sulle guance. Credo che, le luci delle barche le hanno inventato anche per far accendere i fari spenti che ognuno di noi porta dentro. Sono magia.

Ed è magia che conduce verso altra magia anche questa prima Edizione del Festival Pontos – EuroMediterraneo in Dialogo, promossa da Nuovi Profili in collaborazione con il CoNNGI – Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane, Fondazione Palazzo Ducale per la Cultura, Liceo Linguistico Internazionale Grazia Deledda, Confronti, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – OIM e molte altre realtà, con il patrocinio della Commissione Europea, del Corpo Consolare e Comune di Genova – città scelta come polo e “crocevia” fra i popoli d’Oriente e d’Occidente nel Mediterraneo, da secoli.

Dovrei continuare ad elencare (come da comunicato stampa) i nomi, orari, sale, ville, palazzi e organi coinvolti, ma non lo farò, perché ora vedo loro tutti insieme, solo loro, come una squadra, come un coro. E come sequenze che infiammano il volto, non riesco che pensarli così, dal primo all’ultimo, dal direttore – ai ragazzi che scattano le foto, per poi continuare con chi accoglie e offre il tè caldo marocchino e il byrek.

Così, tutti insieme, come corpo di una vivacità unica. Sono vivi, sono vivi fino a scuotere con la loro energia positiva. E scuotono, scuotono fortemente. Scuotono le coscienze. Sono tutti lì per questo e credono in quello che fanno e, si vede chiaro, perché hanno lo sguardo fiero, hanno lo sguardo pieno di passato che intravede il futuro e, mentre li osservo, è come stare sull’onda – quella giusta, dalla parte dei giovani, in attesa di quell’attimo che porterà il vecchio alleato, ovvero, il vento. Perché siamo figli di vento. Siamo figli di mare. Tutti.

Siamo figli di Mediterraneo – lo stesso Mediterraneo centrale nel quale solo nel 2023, ci sono stati circa 2.200 bambini, donne e uomini dispersi e morti. Siamo figli dello stesso mare che ci divide e loro, sono lì per provare a dire che – unire – è possibile. E lo dicono con il loro linguaggio – quello della diplomazia culturale, rivolto alle istituzioni e alle cittadinanze che appartengono all’area euromediterranea. Lo dicono cercando forme di dialogo per costruire relazioni e ponti, gettando lo sguardo verso le nuove generazioni, “offrendo un’opportunità per ragionare e agire insieme, consolidando il protagonismo attivo dei giovani” quali “ambasciatori di culture e nuove visioni”. Lo dicono portando orgogliosamente negli occhi – le proprie radici.

E mentre loro lo dicono, il nostro dovere è quello di ricordarci che è stato lo stesso sole e lo stesso cielo, lo stesso mare e la stessa terra – a nutrire tutti.

E quando è così, ciò che rimane da scrivere o provare a scrivere – sono le emozioni, che non sia altro che per dire ad ognuno di loro: Grazie.

 

 

 

Foto ufficiali Nderim Kaceli

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