Emir Sokolović e la sua poesia – timbrata dalla porpora dei ricordi
“È magnifico allontanarsi e
osservare per poter dire:
È accaduto”!
Ed è magnifico sentire quanta verità che appartiene ad ognuno di noi, si possa trovare in una poesia, in pochi semplici versi. Versi che portano dentro l’odore ed il vento dei Balcani.
Parliamo di uno dei più grandi poeti contemporanei bosniaci,
Emir Sokolović, autore di tredici libri; “Gdje i zašto” (“Edizione Foreman-Bergamo) 1983., “Apokalipsa” 1994., “Bio je tada trska/ Una era canna allora” 1998., “Paris – ili zalud je razapinjati Krista” 1999., “Oslobađanje” 2003., “Lako je jurišati na nebo koje ćuti…” 2011., “Una era canna allora” (casa Rocco Carabba) 2013., “Poetica Demonica” (Kultura snova – Croatia) 2014., “Ples među podsjenama” 2014. i “Paride – o è inutile crocifiggere Cristo” (Providenca” – Croatia) “Ogledi” ( “Providenca” – Croazia) 2016, “la Banca” ( “Teatro Nazionale di RS” – Bosnia ed Erzegovina) 2017 e “Vjetrovi / I Venti” ( “Providenca” – Croazia) 2017, “Antologia Di Poeti Contemporanei Dei Balcani” (LietoColle – Italia) 2019. Dal 2012, gestisce il Club artistico Plava paleta (tavolozza blu). Da solo, riesce a dare luce al Festival Letterario Internazionale “Pero Živodraga Živkovic.
Una grande parte delle sue opere sono in audio libri – donati all’Associazione dei Ciechi.
È vincitore di tanti premi e riconoscimenti letterari internazionali e nazionali.
È MAGNIFICO
è magnifico essere laggiù cosa di cui
gli altri fantasticano sentire il divario
che si appaga con poco dolore, ma
esserci, è magnifico allontanarsi e
osservare per poter dire:
“È accaduto”!
oppure quelli un tanto più dolenti
abbandonano la Parola,
quindi i più deboli si chiedono: “Dove”?
e i saggi gli indicano il canto dell’ uccello
che vive soltanto nelle leggende
perciò il giorno gli regala il riposo
(senza nemmeno visitarlo)
Il sogno gli regala la scena di una
cerva alla fonte (era una canna allora)
COME L’ALBERO
Come l’albero
che scruta il respiro
nelle foglie cadute
Como un salmo
che stimola con la pioggia
l’arcobaleno
Come l’essere
al margine di ambedue
i lati
fisso lo sguardo in sè
che Uno
divide, eppure
è soltanto respiro
nelle foglie
cadute.
IL LADRO
Certuni lo chiamarono ladro
e il destino gli apparteneva
sin dal concepimento
Gli permisero di vagabondare
offrendogli l’eternità
che altri frequentarono
Insoddisfatto, non
immaginava nemmeno che
l’ultimo granello avrebbe otturato
la strozzatura della clessidra
IL CACCIATORE
La porpora del ricordo
degli eventi passati
brillò nella sfera
dell’oracolo.
Si vide il sorriso,
poi il corvo sulla spalla
che suggeriva la via giusta
all’orecchio del sordo padrone.
Per un po’ si guardarono in faccia,
poi il corvo riprese a dire:
“Mio signore, il cervello
non ti guiderà mai al cuore.
E’ inutile la tua caccia”!
Si sentì un colpo e la sfera
s’infranse nelle mani
del cacciatore morto.
TRAGHETTATORI
Traghettatori
nelle vostre profondità navigano
le parche silenziose e quiete
O miei scalpellini
se voi sapeste
che l’immobilità
ha catturato i sensi
non andreste a cacciare
Traghettatori,
è già sceso il crepuscolo,
l’ultima temperanza
abbandona i rifugi
Avviatevi nel Biancore
o scalpellini
e quando arriverete
in porto saprete che non
che le anime diranno una cosa
Traghettatori, crepuscoli miei…
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