L’oro non è tutto, c’è anche il platino

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Tiffany & co., collana wade in oro, platino e diamanti, 1900 ca.jpg Metalware in the Cleveland Museum of Art Sailko Creative Commons Attribution 3.0
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-di Luigi D’Aniello

Il suo nome deriva dal termine spagnolo platina, diminutivo di plata, che in spagnolo significa argento. In realtà gli spagnoli disdegnarono il platino perché erano alla ricerca dell’argento che già conoscevano ed il diminutivo era visto in senso dispregiativo, infatti si potrebbe tradurre come “argentaccio”.

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Mentre gli spagnoli non lo conoscevano, il platino era già noto ed usato dalle popolazioni precolombiane del Sudamerica. Fu solo verso la fine dell’Ottocento che si scoprì il vero valore di questo metallo che diventò uno dei più preziosi metalli esistenti.

Le sue proprietà sono la malleabilità e la duttilità che possiede più dell’oro per cui può essere lavorato ad altissimi livelli di purezza.

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Muséum de Nantes – 479 – Platine (Colombie).jpg

In Italia la sua lega è di 950/1000 ed il suo punto di fusione è a 1772 *C ed è più pesante dell’oro.  I principali produttori sono il Sudafrica, la Colombia, la Russia ed il Canada.

Pur essendo simile esteriormente all’oro bianco, il platino presenta una sua particolare luminosità ed una colorazione assolutamente naturale (nell’oro bianco il colore è dato da una lega di 750 millesimi di oro giallo e 250 di palladio) che lo rende ideale per la montatura per i diamanti poiché non interferisce in alcun modo con la loro lucentezza.

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Ecco perché è molto usato nell’alta gioielleria per le creazioni rare e particolarmente costose. Ultimamente il platino in gioielleria sta subendo un certo declino poiché alla discrezione del metallo bianco si sta preferendo l’ostentazione dell’oro giallo. Ma in Giappone e nei paesi mussulmani il platino è ed è stato sempre il metallo preferito.

Comunque quando progetto un gioiello, sia esso in oro, in argento o in platino non penso al gioiello in sé, ma alla donna che lo deve indossare, ai suoi gusti, alle sue emozioni.

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Metalware in the Cleveland Museum of Art. Sailko. Creative Commons Attribution 3.0

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