La querelle sui gioielli dei Savoia

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di Luigi D’Aniello-

I gioielli dei Savoia, oggi richiesti dagli eredi come beni privati appartenuti alla loro famiglia, sono conservati e custoditi nel caveau della Banca d’Italia.

Ulteriori dettagli
Umberto II e Maria José nel giorno delle nozze, con indosso alcuni gioielli regali. (Immagine di Pubblico dominio)

Vittorio Emanuele III, caduta la monarchia con il referendum e avendo abdicato a favore del figlio Umberto II, affidò i gioielli, al momento di partire per l’esilio, all’allora Governatore della Banca di Italia, Luigi Einaudi, come egli stesso ricorda nei suoi appunti.

Era il 5 giugno 1946. “ Il Re mi riceve come al solito e forse un po’ più serio, e mi comunica che in conseguenza degli avvenimenti egli desidera che le gioie così dette della corona non vadano immediatamente in mano ad un commissario, il quale potrebbe prendere dei provvedimenti affrettati e magari farne una distribuzione od un’assegnazione non conforme all’importanza storica delle gioie stesse.

 

La duchessa d’Aosta con il suo diadema sul capo (Immagine di Pubblico Dominio)

Me le fa vedere racchiuse in un cofano a tre piani. Trattasi delle gioie le quali erano portate dalle regine e dalle principesse di casa Savoia.

Vi è il celebre diadema della Regina Margherita, portato poi dalla Regina Elena. Vi sono altri monili, fra cui quelli della principessa Maria Antonia (…) Egli desidera che esse siano depositate presso la Banca d’Italia per essere consegnate poi a chi di diritto. La mia impressione è che egli dia dimostrazione di molto scrupolo, in quanto che potrebbe ritenersi che le gioie spettano non al demanio dello Stato, ma alla famiglia reale….”

File:Marie-José of Belgium, the last Queen of Italy.jpg. Pubblico dominio.

Ed è su questo foglio di carta bollata da 12 lire del 1946 che oggi si disputa la questione principale dell’eredità Savoia, una contesa che da anni va avanti fra lo Stato Italiano e gli eredi della ex famiglia reale che ne rivendicano la proprietà e che proseguirà al tribunale civile di Roma il prossimo ottobre.

Su quel foglio è indicato l’inventario dei gioielli della Corona che appartenevano alla famiglia Savoia.

 

 

Viene citato “un grande diadema a undici volute di brillanti, con 11 perle a goccia, 64 perle tonde e 1040 brillanti», (gioiello che apparve in numerosi ritratti della Regina Margherita e pure della Regina Elena); 6732 brillanti per oltre 10.000 grani, di cui 1.859 in una sola collana, due braccialetti, orecchini, un grosso diadema e altri minori.

Pochissimi però ne hanno potuto prendere visione, fra questi il P.M. Antonio Scoppelliti e il Capitano dei Carabinieri Antonio Varischi e  l’ex Governatore della Banca di Italia ed ex Presidente del Consiglio Mario Draghi, l’unico ancora in vita.

Di Borodun – Opera propria, CC BY-SA 4.0, Collare dell’Ordine supremo della Santissima Annunziata

Nel 1973 a qualcuno sembrò di vedere sulla giacca di una signora dell’alta borghesia romana una preziosa spilla, simile a quella indossata da Mafalda di Savoia, sorella di Umberto I, al momento di salire in treno per essere condotta nel campo di concentramento nazista di Buchenwald, dove avrebbe trovato la morte. Ritenendo che fosse stata stata trafugata dai Gioielli della Corona, nel dubbio, la Procura della Repubblica si fece consegnare i documenti sul Tesoro della Corona e si decise di aprire i forzieri dalla Banca d’Italia per fare una verifica.

Il Pubblico Ministero che se ne occupò fu Antonino Scopelliti, con lui un capitano dei Carabinieri Antonio Varisco. I due constatarono che tutti i gioielli erano al loro posto, secondo l’inventario e fu deciso il sequestro giudiziario del bene lasciato sigillato, comunque, nei caveaux della Banca d’Italia.

Di Domenico Duprà – Vittorio Amedeo III di Savoia: il giovane sovrano indossa il collare dell’Ordine della Santissima Annunziata.

I Gioielli della Corona rappresentano un tesoro di immenso valore storico e artistico, includono la Corona Reale, la Spada di Carlo Alberto, il Collare dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata.

Tra questi vi è la Corona Ferrea, che risale al VII secolo ed è stata tradizionalmente utilizzata per l’incoronazione dei sovrani d’Italia, legata sacramentalmente al territorio della penisola e perché utilizzata, sia per incoronare gli imperatori del Sacro Romano impero, sia per incoronare i re d’Italia durante il Medioevo.

Venne inoltre usata anche da Napoleone durante il suo regno sull’Italia Settentrionale.

https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0. La Corona Ferrea,da sempre considerata il primo tra i gioielli della Corona d’Italia  dalla sua costituzione nel 1861.

Quando Vittorio Emanuele unificò l’Italia essa venne assunta come corona reale con l’obbligo però di non rimuoverla dal duomo di Monza, dove era custodita da secoli e dove ancora oggi si trova. La corona è uno dei pezzi più importanti al mondo in fatto di corone non solo per la fabbricazione risalente al IV – V secolo ma anche perché reliquia cristiana .

Fanno parte del tesoro anche molti altri gioielli reali, come spille con diamanti e altre pietre preziose, collane di perle, anelli e braccialetti realizzati con oro e pietre preziose di diversi tagli e colori. Ogni gioiello è un’opera d’arte unica e rappresenta il fascino e la ricchezza delle famiglie reali italiane.

Regina Margherita di Savoia – cartolina Albertomos. Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0

Tra questi vi è la famosa collana della regina Margherita, composta da un totale di 684 perle, divisa in seguito alla morte della regina, dalla nuora Elena,  tra gli altri componenti della famiglia.

Comunque la questione riguardante la restituzione dei gioielli dei Savoia agli eredi è dibattuta e non ha una risposta univoca. Dipende dalla prospettiva da cui si guarda e dagli argomenti considerati.

Da un lato, si potrebbe sostenere, ed io sono di questo parere, che i gioielli dovrebbero essere restituiti agli eredi dei Savoia, in quanto rappresenterebbero un patrimonio familiare dal grosso valore affettivo oltre che storico, la restituzione sarebbe un’azione giusta e corretta per ripristinare una sorta di equilibrio storico e di rispetto per l’eredità della famiglia.

Di Metterns – Opera propria, CC BY-SA 4.0, Di Metterns – Opera propria, CC BY-SA 4.0, La perduta corona del Regno di Sardegna, simbolo araldico nello stemma di Casa Savoia

Dall’altro lato, si potrebbe sostenere che gioielli furono trasferiti al patrimonio pubblico italiano e accantonati come parte del patrimonio artistico e culturale del paese e quindi appartengano al popolo italiano per cui non dovrebbero essere restituiti agli eredi dei Savoia.

La risposta definitiva dipenderà dai valori, dalle leggi e dalle convenzioni che verranno applicate in sede giudiziaria in relazione a questi beni.

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